L’Opec riapre i rubinetti del petrolio: 600mila barili in più al giorno
Si è saldato l’asse Arabia-Russia per un allargamento dei vincoli. A nulla è valsa l’opposizione dell’Iran ma anche di Algeria e Venezuela
L'Opec apre i rubinetti del petrolio sulla spinta dell’Arabia Saudita e forse anche degli Stati Uniti. L'associazione dei Paesi produttori di greggio ha deciso l'aumento della produzione in una delle riunioni più contrastate degli ultimi anni, a causa della ferma opposizione dell'Iran (ma anche di Venezuela e Algeria) alla proposta dell'Arabia Saudita, appoggiata anche dalla Russia che non fa parte dell’OPEC ma incide sulle scelte, per un allentamento degli attuali vincoli.
Nonostante si sia sfiorata la spaccatura, l'accordo è stato trovato su un aumento teorico da 1 milione di barili al giorno. Nei fatti molto meno: circa 600 mila, visto che alcuni Paesi a cui sarà permesso di aumentare il loro output al momento non sono in grado di farlo. A confermarlo il ministro saudita dell'Energia, Khalid Al-Falih.
L'intesa in sede di commissione ministeriale dei Paesi Opec e non, confermata anche dal ministro dell'Energia russo Aleksandr Novak, è passata all'esame della riunione Opec, dove l'Arabia Saudita è arrivata minacciando di rompere il fronte Opec pur di ottenere il via libera all'aumento. Alla fine però l'intesa è stata trovata.
"L'Opec non è fatta per ricevere istruzioni dal presidente Trump" aveva detto il ministro per il petrolio iraniano Bijan Namdar Zanganeh, riferendosi alle recenti dichiarazioni del presidente americano riguardo la necessità di aumentare la produzione per abbassare i prezzi e rilanciare l'economia mondiale. Il ministro iraniano ha anche precisato che l'aumento del prezzo del greggio non è tanto da attribuirsi all'Opec, quanto alle sanzioni americane nei confronti di Iran e Venezuela.