Petrolio. Shell è in tribunale per inquinamento “devastante” in Nigeria, ma si consola con 40 miliardi di utili
Una piccola comunità di agricoltori e pescatori è stata rovinata dalle trivelle, ma anche Greenpeace protesta contro la compagnia nel Mare del Nord, la quale, intanto, si gode il maggior profitto di sempre
Quasi 14.000 persone di due comunità nigeriane stanno chiedendo giustizia presso l'Alta corte di Londra contro l'azienda petrolifera Shell, sostenendo che è responsabile del "devastante inquinamento" delle loro fonti d'acqua e della distruzione del loro stile di vita. Gli abitanti di Ogale, nella zona del delta del Niger, hanno presentato le loro richieste la scorsa settimana, unendosi a più di 2.000 persone dell'area di Bille, una comunità in gran parte di pescatori. In totale, 13.652 reclami da privati, chiese e scuole, chiedono al gigante petrolifero di ripulire l'ambiente dall'inquinamento che, secondo loro, ha devastato le loro comunità. Chiedono anche un risarcimento per la conseguente perdita dei loro mezzi di sussistenza. La loro capacità di coltivare e pescare, affermano, è stata distrutta dalle continue fuoriuscite di petrolio dovute all'attività della Shell. Shell, che ha dichiarato profitti per oltre 30 miliardi di dollari per i primi tre trimestri del 2022, sostiene che le comunità non hanno alcun diritto legale per costringerla a ripulire l'ambiente. Shell sostiene inoltre che alle persone è vietato chiedere un risarcimento per sversamenti avvenuti cinque anni prima della presentazione delle loro richieste. La società afferma di non avere alcuna responsabilità per il travaso clandestino di petrolio dai suoi oleodotti da parte di bande organizzate, che a suo dire causa molte delle fuoriuscite.
Basta trivellare. Iniziate a pagare
Sempre in settimana, nell'Oceano Atlantico, quattro attiviste e attivisti di Greenpeace International provenienti da diversi Paesi sono saliti a bordo della White Marlin, una nave da carico che trasporta una piattaforma di stoccaggio e scarico di Shell. La piattaforma fa parte dell'infrastruttura di produzione che dovrebbe consentire al colosso petrolifero di sbloccare otto nuovi pozzi nel giacimento di petrolio e gas Penguins North Sea. Gli attivisti hanno portato con sé rifornimenti sufficienti per occupare la piattaforma per diversi giorni e hanno dispiegato uno striscione con il messaggio: "Basta trivellare. Iniziate a pagare". "L'azione nonviolenta - scrive Greenpeace in un comunicato - che si svolge a due giorni dalla pubblicazione degli utili di Shell, intende accendere i riflettori sulle responsabilità dell'industria dei combustibili fossili, che continua a distruggere il clima del Pianeta senza pagare un centesimo per risarcire le perdite e i danni causati".
Shell: utile netto nel 2022 quasi a 40 miliardi
Intanto il gruppo Shell ha chiuso il 2022 con un utile netto di gruppo pari a 39,8 miliardi di dollari, ben al di sopra del precedente record stabilito nel 2008 e pari a 31 miliardi di dollari. Lo ha reso noto la società in un comunicato. Nel 2021 i profitti di gruppo si erano a attestati a 19,2 miliardi di dollari. L'ebitda nel 2022 ha raggiunto gli 84,28 miliardi dai 55 miliardi dell'anno precedente. La società ha anche registrato un utile record nel quarto trimestre di 9,8 miliardi di dollari sulla scia di una forte ripresa degli utili derivanti dal commercio di gas naturale liquefatto (GNL). Alla luce dei risultati conseguiti la società ha annunciato la distribuzione di un dividendo pari a 0,2875 dollari per azione nel quarto trimestre, con un aumento del 15% rispetto a quello distribuito nel trimestre precedente. Shell ha anche annunciato l'avvio di un maxi buy-back fino a 4 miliardi di dollari nel prossimo trimestre.