Petrolio. Negli Usa metà della produzione è da fracking. Stop in Atlantico
Sono saliti a 300mila i pozzi di shale oil e shale gas. L’amministrazione Obama autorizza l’Alaska e altre aree, ma vieta le ricerche in mare tra Virginia e Florida
Lo shale oil, il petrolio estratto dalle rocce attraverso la perforazione idraulica con la tecnologia del fracking, rappresenta oggi la metà della produzione totale statunitense. Lo sottolinea l'Eia, divisione informativa del dipartimento dell'Energia di Washington. Se nel 2000 i pozzi di shale oil negli Usa erano 23mila e contavano per il 2% dell'estrazione, con 102mila barili al giorno, oggi i pozzi fracking sono 300mila e producono 4,3 milioni di barili al giorno.
Se consente l’estrazione di idrocarburi dalla terraferma con la tecnologia del fracking, nel frattempo l'amministrazione Obama blocca il piano per la ricerca e lo sfruttamento di giacimenti di gas e petrolio al largo della costa sud orientale dell'Atlantico.
L'annuncio è del ministro degli Interni Sally Jewell, secondo la quale il nuovo piano "protegge l'Atlantico per le generazioni future". Jewell ha affermato che Virginia, North Carolina, South Carolina, Georgia e Florida rimarranno zone off limits per la ricerca e l'estrazione di idrocarburi offshore fino al 2022.
Il nuovo piano quinquennale - che rimarrà aperto alla discussione fino al 1° giugno - prevede la valutazione di 13 potenziali siti di locazione, di cui 10 nel Golfo del Messico e 3 al largo delle coste dell'Alaska.
Il piano era stato approvato da Obama nel 2015 dopo che governatori, legislatori e senatori degli Stati interessati avevano espresso il loro sostegno per le trivellazioni, confidando in nuovi posti di lavoro e nell'aumento delle entrate statali.
A pesare sulla decisione finale anche il Pentagono, preoccupato per possibili interferenze con i programmi militari nell'area.