Scenario. Unem, nel 2021 cresce la domanda globale di energia +4,6%, petrolio +6,2%
È quanto rileva l’associazione dei petrolieri in occasione dell'Assemblea 2021; la domanda di petrolio sarà però ancora inferiore del 3% rispetto al 2019; la fattura petrolifera crescerà di quasi 5 miliardi
Nel 2021 la domanda totale di energia a livello globale dovrebbe crescere del 4,6%, più che recuperando la contrazione del 4% registrata nel 2020. Circa il 70% di questo incremento si avrà nei mercati emergenti e nelle economie in via di sviluppo. Lo rileva l'Unem in occasione dell'Assemblea 2021.
Il gas ai livelli pre-Covid
La domanda di petrolio, nonostante un recupero stimato nel 6,2%, rileva Unem, nel 2021 sarà ancora inferiore del 3% rispetto al 2019. Il gas naturale, con un progresso del 3,2%, tornerà già nel 2021 oltre i livelli pre-Covid (+1%), spinto soprattutto dalla crescente domanda di Asia, Medio Oriente e Russia. Le rinnovabili, le uniche ad avere mostrato un segno positivo nel 2020 (+3%), sono previste in crescita di un ulteriore 3,9%. Il carbone nel 2021, con un aumento del 4,5%, dovrebbe anch’esso tornare oltre i livelli pre-Covid e avvicinarsi ai picchi del 2014, spinto dalla domanda cinese (oltre il 50% dell’incremento atteso). La domanda di petrolio a livello globale in prospettiva continuerà a crescere anche nei prossimi anni per arrivare ad oltre 104 milioni barili al giorno nel 2026, meno di quanto ci si aspettava prima della pandemia ma comunque 7,6 milioni in più del 2021.
Bolletta petrolifera
Torna a salire la bolletta petrolifera. Nel 2021 la fattura petrolifera italiana dovrebbe crescere di 4,9 miliardi di euro, passando da 11,8 miliardi nel 2020 a 16,7 miliardi nel 2021. A stimarlo è l'Unem in occasione dell'Assemblea 2021. Nel 2019 la bolletta petrolifera si era attestata a 21,3 miliardi di euro. A contribuire all'aumento della bolletta petrolifera è l'effetto dell'aumento del greggio per 3,7 miliardi e della ripresa dei consumi per 1,2 mld.
Gli investimenti delle società
A seguito del crollo dei prezzi, nel 2020 le International Oil Companies (Ioc) hanno tagliato gli investimenti in E&P del 30% rispetto alla spesa prevista ad inizio anno, per un totale di oltre 105 miliardi di dollari in meno. Ciò ha riguardato anche i produttori indipendenti americani attivi nello shale oil che hanno ridotto gli investimenti di circa il 50%. Più contenuta la riduzione delle National Oil Companies (Noc) con un taglio solo del 20%. Complessivamente, la spesa in E&P è scesa sotto i 370 miliardi di euro rispetto al picco di oltre 750 del 2014 (circa il 51%in meno) con la tendenza a privilegiare investimenti con ritorni a breve termine. A guidare questa nuova tendenza, i peggiorati parametri economico-finanziari delle imprese, gli scenari di decarbonizzazione, la pressione di azionisti e investitori, il timore di trovarsi con asset inutilizzabili nei prossimi anni. A beneficiarne saranno i paesi produttori (Noc), in particolare quelli facente parte dell'Opec+, che aumenteranno il loro peso.
Nel 2020 la domanda cala del 9,3%
Dai dati Unem emerge anche che la domanda di energia nel 2020 è diminuita del 9,3%, con il petrolio, utilizzato prevalentemente nei trasporti, che ha mostrato il calo maggiore con oltre i 16%. "L’Assemblea di quest’anno – rileva Claudio Spinaci nel corso dell'Assemblea - cade in un momento molto delicato per il Paese. La lunga fase di emergenza sanitaria, per quanto non superata del tutto, ha allentato la sua morsa e il diffondersi dei vaccini lascia spazio ad un cauto ottimismo per la ripresa. Una ripresa che vede nel Pnrr, che ha ottenuto il via libera dalla Commissione europea proprio in queste ultime settimane, il principale strumento di intervento. Le risorse del Piano dovranno essere gestite con molta attenzione, valorizzando la reale efficacia dei progetti da finanziare nell’ambito delle diverse 'missioni’ già individuate". "La vera sfida – ha quindi aggiunto – è quella di riuscire a gestire la transizione verso altre fonti evitando contraccolpi pericolosi: chi considera gli idrocarburi fossili superati e ritiene che non vi sia più la necessità di investire in questo settore, come sembra suggerire il recente rapporto “Net Zero by 2050” dell’Agenzia internazionale per l’energia, non considera il rischio che ciò deflagri in una pesante crisi energetica. Si tratta di un rischio reale, come dimostrano anche i recenti aumenti dei prezzi del greggio, tornati sui massimi da 7 anni, che possono trasformarsi in un serio ostacolo sulla via della ripresa".