Lo stop al gas russo. Riparte il Nord Stream, ma il ricatto rimane
Mosca parla di manutenzione necessaria, ma gli “stop and go” dei flussi di gas russo eviterebbe la proposta di taglio della domanda del 15% in sede Ue
Il 21 luglio i rubinetti del Nord Stream 1 hanno riaperto dopo una manutenzione lunga dieci giorni, riportando i flussi di gas dalla Russia ai livelli precedenti del 40% scacciando, per il momento, il rischio che l'Europa rimanga a secco nell'immediato. Lo spettro dello stop continua ad aleggiare e, nel frattempo, il piano d'emergenza per i razionamenti messo a punto dalla Commissione europea divide l'Europa, con il fronte del Mediterraneo - Italia compresa - che promette battaglia al tavolo degli ambasciatori. Alle 7 di giovedì, ora di Mosca, il Nord Stream 1 ha ricominciato a erogare gas da Vyborg, nell'oblast di Leningrado, giù fino alla Germania attraversando il Mar Baltico, facendo calare i prezzi intorno ai 145 euro a megawattora, prima di un nuovo rialzo a 155 euro. Secondo l'operatore ucraino per il trasporto del gas Ogtsu, continuano anche le forniture della Gazprom attraverso l'Ucraina, che oggi dovrebbero arrivare a 42,4 milioni di metri cubi.
Più 15 milioni di metri cubi all’Italia
Il cambiamento del flusso ha portato all'Italia - nelle cifre registrate da Eni - un aumento nella consegna di volumi del 71%, con circa 36 milioni di metri cubi a fronte dei 21 milioni dei giorni precedenti. A dimostrazione, ha sottolineato il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, che Gazprom è pronta a rispettare tutti gli impegni presi. E, ha rilanciato Peskov, che i "problemi tecnici" con i flussi di gas sono causati dalle sanzioni imposte dall'Ue, ora sempre più ingenti con l'ufficializzazione dello stop anche all'oro russo. Poi l'avvertimento: se l'Occidente non darà garanzie tecniche e legali sulla turbina restituita dal Canada per il funzionamento del gasdotto, i flussi potrebbero ridursi al 20% già dalla prossima settimana. Avvicinando l'Ue a un'interruzione che, è tornata a ribadire la presidente della Bce Christine Lagarde, porterebbe a "un significativo rischio di rallentamento dell'economia".
Flussi bassi vs. stop
Mantenere i flussi bassi potrebbe essere, secondo gli analisti a Bruxelles, un'idea migliore per Mosca rispetto al cut-off totale perché smorza la determinazione dell'Europa a ridurre la domanda. Ed è una tattica che mette in luce, secondo il ministro dell'Economia tedesco Robert Habeck, come la Russia usi il suo potere per ricattare l'Europa e la Germania e si dimostri "ogni giorno come un fornitore non affidabile".
Europa divisa, come al solito
Ma la proposta della Commissione europea di tagliare i consumi del 15% in caso di allerta energetica trova diverse capitali in rivolta. All'indomani dell'annuncio del piano Ue in una manciata di ore sono arrivati, uno dietro l'altro, i primi "no" ufficiali di Spagna, Portogallo e Grecia, che trovano il piano insostenibile, iniquo e, in alcuni casi, miope. I tanti dubbi sulla proposta di regolamento si estendono anche a Italia, Olanda e Irlanda e vanno dalla previsione del target del 15% obbligatorio per tutti (vista da alcuni come una proposta troppo filo-tedesca), al meccanismo che permette alla Commissione di chiamare lo stato di allerta e che diverse capitali vorrebbero invece fosse a capo del Consiglio Ue, e quindi nelle loro stesse mani. Chi invece ha già sposato le richieste di Bruxelles è Berlino, che ha annunciato un nuovo ampio pacchetto per il risparmio dell'energia in tutto il Paese, fatto di requisiti più stringenti per il riempimento degli stock, l'attivazione della riserva di carbone, e diverse misure di risparmio energetico negli edifici, negli spazi pubblici e negli uffici. Il piano Ue sarà sul tavolo di due riunioni degli ambasciatori dei 27. Lo scontro si preannuncia duro. Martedì il compito di trovare la maggioranza qualificata necessaria sarà nelle mani dei ministri dell'Energia dei Ventisette.
Il tetto al prezzo del gas: che succede senza Draghi?
Con la caduta di Mario Draghi, che fine farà la proposta italiana di un tetto al prezzo del gas? Secondo il portavoce capo dell'esecutivo Ue Eric Mamer La richiesta "è una richiesta del Consiglio Europeo" e "non dipende" dalla permanenza in carica del presidente del Consiglio Mario Draghi.
Draghi, che resta in carica per gli affari correnti, è stato ed è il principale sostenitore di questa misura tra i leader Ue, con l'appoggio di Emmanuel Macron, e ha ottenuto che fosse menzionata due volte nelle conclusioni del Consiglio Europeo, che danno l'indirizzo politico dell'Unione. La Commissione dovrebbe concludere lo studio dopo l'estate e l'obiettivo, prima che cadesse il governo a Roma, era esaminare la questione nel Consiglio Europeo di ottobre. L'idea, viste le riduzioni delle forniture di gas dalla Russia, sta guadagnando consensi: Germania e Olanda restano contrarie, ma non sono chiuse alla discussione. Draghi ha fatto ripetutamente notare che il motivo della loro opposizione è il timore che le forniture di gas dalla Russia ne risentano, sottolineando che questo sta accadendo anche adesso, senza il tetto al prezzo, con le quotazioni del metano che schizzano in alto ad ogni annuncio di carenza nell'offerta.
Il problema Ungheria
Poi c’è chi va per conto proprio, come l’Ungheria. "Con lo scopo di garantire l'approvvigionamento energetico del paese, il governo ha deciso di acquistare 700 milioni di metri cubi di gas metano, in più dalla Russia rispetto alla quantità prevista nel contratto a lungo termine". Lo ha comunicato il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, su Facebook. Il contratto in vigore contiene 4,5 miliardi di metri cubi all'anno, fornito attraverso il gasdotto via Turchia, Bulgaria e la Serbia. Un problema in più per Bruxelles.