Strategia energetica, le voci – Althesys: la proposta è buona, ora servono gli strumenti
Secondo l’economista Marangoni di Althesys, contratti di lungo periodo, detrazioni fiscali e contratti "per differenza" sono gli strumenti migliori per attuare la strategia energetica
“Un documento fondamentale per delineare le strategie energetiche e ambientali del futuro, per promuovere l’innovazione tecnologica, per ridare fiato al ‘sistema Italia’ e all’economia. Per raggiungere questi obiettivi, la SEN non indica ancora gli strumenti, e gli strumenti più interessanti potrebbero essere i contratti per differenza e i PPA, cioè i “contratti di lungo periodo”: questi i commenti dell’economista Alessandro Marangoni (nella foto) alla bozza della Strategia Energetica Nazionale (SEN).
Che cosa sono i contratti per differenza suggeriti da Marangoni? “Gli operatori si aggiudicano tramite aste la garanzia di un prezzo dell’energia fisso nel tempo – spiega l’economista – e se quello del mercato elettrico sul quale vendono la loro produzione scende sotto questo valore, viene riconosciuta loro la differenza. Ma ovviamente non sono questi i soli strumenti di una politica energetica e ambientale: il Governo deve poter usare una tastiera completa”.
Negli ultimi anni il settore dell’energia e il sistema di norme che lo regolano sono cresciuti in modo disordinato, incoerente, disorganico: spesso con effetti controproducenti. Finalmente il Governo ha messo mano al disordine per dare a questo settore strategico una linea condivisa con i cittadini.
Gli obiettivi che si è dato il Governo si possono riassumere in due concetti: l’efficienza energetica (produrre di più consumando meno) e le fonti rinnovabili di energia. “L’efficienza è una leva fondamentale per raggiungere gli obiettivi dell’UE. Obiettivi più ambiziosi permettono di ridurre al minimo gli investimenti in nuova capacità”, avverte Marangoni. “Nel settore eolico, prima di costruire nuovi impianti, è fondamentale soprattutto rinnovare quelli che ormai sono invecchiati e che avevano adottato tecnologie oggi superate: noi di Althesys abbiamo calcolato che, se fosse possibile rinnovare i ‘mulini a vento’, senza alzarne nuovi si potrebbero produrre circa 9 miliardi di chilowattora in più con oneri per incentivi modesti (13 milioni di euro l’anno), o addirittura nulli in scenari di prezzi crescenti”.
Anche valorizzare il patrimonio idroelettrico esistente - tuttora la prima fonte rinnovabile in Italia - sarà fondamentale, creando le condizioni per poter tornare a investire in questo settore.
Bisognerà intervenire anche su parte del parco fotovoltaico, sebbene più giovane, e puntare a nuovi investimenti in quello utility scale, la fonte con i costi più bassi nel medio periodo, con nuove aste e contract for difference.
“Invece, strumenti come la detrazione fiscale si prestano meglio per il fotovoltaico di taglia media e piccola, come nel settore commerciale e residenziale, e per il rilancio più in generale della generazione distribuita”. Per gli impianti solari di dimensioni medie da realizzare sul tetto di capannoni industriali o commerciali si ipotizza nel 2030 una capacità di oltre 4.000 megawatt, con oneri sui 44 milioni l’anno, mentre con le detrazioni fiscali sugli impianti di taglia domestica si potrebbe arrivare a 300 nuovi megawatt l’anno. “Vantaggi indiscutibili, non solamente per l’ambiente ma anche per le bollette degli italiani, oggi appesantite da oneri e incentivi”, osserva Alessandro Marangoni. Altri obiettivi sono garantire l’adeguatezza del sistema, ridurre al minimo l’import, investire nella smart energy, cioè nelle reti intelligenti, nella digitalizzazione, negli accumuli e più in generale nell’innovazione tecnologica.
“L’orizzonte di medio periodo della SEN non deve però far dimenticare che sono necessarie da subito misure concrete per il periodo 2018-2020, altrimenti ripeteremo l’errore del passato di un andamento stop and go e l’Italia continuerà ad essere considerata dagli investitori come il Paese dell’incertezza”.