Clini vara il decreto rifiuti per Roma: proteste pronte in tutto il Lazio
Per il ministro dell’Ambiente “l'attuazione completa del decreto consentirà di riconsiderare la proroga di Malagrotta e la realizzazione di una discarica provvisoria a Monti dell'Ortaccio, perché gran parte delle ragioni che hanno portato a queste decisioni saranno superate dai risultati del decreto”. Ma da Viterbo a Latina, da Frosinone a Colleferro nessuno vuole accogliere i rifiuti della Capitale
“Il percorso e le misure individuate dal decreto consentono di allineare la gestione dei rifiuti di Roma e del Lazio alle direttive europee e alle leggi nazionali utilizzando al meglio l'impiantistica esistente e programmata nella regione”. Così il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, secondo cui “l'attuazione completa del decreto consentirà di riconsiderare la proroga di Malagrotta e la realizzazione di una discarica provvisoria a Monti dell'Ortaccio, perché gran parte delle ragioni che hanno portato a queste decisioni saranno superate dai risultati del decreto”.
Clini ha aggiunto che “secondo il decreto, solo in caso di necessità, e limitatamente alle quantità che risulteranno dopo il riciclo e la piena utilizzazione degli impianti, potrà essere considerata la possibilità di individuare aree idonee per discariche”.
Il decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, ha spiegato Clini, si basa sulle previsioni della legge di stabilità, che in alcuni articoli prevedono che il ministro dell'Ambiente adotti dei provvedimenti per riportare alla normalità la gestione dei rifiuti di Roma, nel rispetto delle direttive europee e delle norme nazionali, che hanno al centro la raccolta differenziata come metodo principale e il recupero di materia e di energia, oltre al pieno utilizzo della capacità produttiva degli impianti di trattamento meccanico-biologico del Lazio. In questo modo è stata superata la normativa regionale, secondo la quale ogni provincia doveva essere autosufficiente, escludendo il trasferimento dei rifiuti da una provincia all'altra.
I rifiuti prodotti nella Provincia di Roma sono pari a 1,8 milioni di tonnellate l'anno, quantità che si riduce del 30% per la raccolta differenziata, arrivando a 1,3 milioni di tonnellate l'anno. Negli impianti di trattamento meccanico-biologico del Lazio autorizzati c'è una potenzialità residua per 930.000 tonnellate, mentre gli impianti in corso di
autorizzazione hanno una capacità disponibile di circa 850.000 tonnellate. Questo sta a dimostrare che nel Lazio c'è capacità sufficiente per lo smaltimento dei rifiuti prodotti nella provincia di Roma. “Si tratta - ha precisato Clini - di dati ufficiali forniti dalla Regione Lazio e trasmessi il 24 dicembre scorso al ministero dell'Ambiente”.
Ma il ricorso delle discariche in Regione sta già provocando forti tensioni fuori Roma. “A quanto pare saremo la discarica di Roma. Sono fortemente deluso e sinceramente stanco di subire penalizzanti e devastanti decisioni assunte da un governo non legittimato dal consenso elettorale”. Così ha affermato in un comunicato il sindaco di Viterbo Giulio Marini. “Se il ministro Clini pensa di utilizzare la discarica di Colleferro - annuncia il sindaco di quel comune, Mario Cacciotti - ha commesso un imperdonabile errore. Colleferro e la valle del Sacco hanno già dato e non intendono diventare la discarica del Lazio”. “Hanno fatto la somma delle capacità degli impianti del Lazio e in provincia di Frosinone dovrà arrivare il 30% dei rifiuti di Roma”, commenta inviperito il presidente della Provincia di Frosinone, Antonello Iannarilli. A Latina, il sindaco Giovanni Di Giorgi è pronto a bloccare la discarica di Borgo Montello. “Clini non ci ha convinti: non consentiremo che i rifiuti della capitale vengano riversati sulla nostra discarica, continueremo la nostra azione con ogni mezzo, compreso l’eventuale blocco”.