Il Conai stima che nel 2024 il riciclo degli imballaggi sfiorerà il 75%
Secondo le prime previsioni del Consorzio nazionale imballaggi, l’anno iniziato da poco vedrà crescere la percentuale di riciclo dei packaging immessi sul mercato, superando il 70% chiesto dall’Europa entro il 2030
Nel 2024 il riciclo degli imballaggi in Italia dovrebbe arrivare a sfiorare il 75%: oltre 10 milioni e 300mila tonnellate di rifiuti di imballaggio troveranno una seconda vita, ossia il 74,9% dell’immesso al consumo, che quest’anno si prevede pari a circa 13 milioni e 900mila tonnellate. È la prima stima ufficiale che Conai fa a proposito dell’anno iniziato da meno di tre mesi, in occasione della Giornata Mondiale del riciclo, che si celebra ogni anno il 18 marzo. «L’annuncio pubblico delle previsioni in occasione della Giornata mondiale del riciclo è ormai una tradizione», spiega il presidente del consorzio Ignazio Capuano. «E possiamo dire che il 2024 inizia sotto buoni auspici. La seconda metà del 2023 sembra essersi chiusa con una forte contrazione dell’immesso al consumo di pack, per via della crisi legata al difficile contesto internazionale, a cui non dovrebbe però aver fatto seguito un’analoga contrazione del riciclo. Secondo le nostre prime stime il 2024 vedrà poi crescere il riciclo sia in termini assoluti sia in termini percentuali. E sfiorare il 75% di riciclo significa aver superato con sei anni di anticipo gli obiettivi di riciclo che l’Europa chiede entro il 2030. Secondo gli ultimi dati Eurostat, del resto, l’Italia si contende la leadership con la Germania per riciclo pro-capite degli imballaggi».
I numeri
Il contesto di riferimento resta problematico, anche a causa dei conflitti internazionali che continuano a espandersi e dell’incertezza sulle dinamiche geopolitiche, ma il 2024 dovrebbe essere un anno di crescita delle percentuali di riciclo per ogni singolo materiale di imballaggio. Le previsioni parlano del 77,8% per l’acciaio (409mila tonnellate), del 73% per l’alluminio (64mila tonnellate), dell’85,6% per la carta (4 milioni e 298mila tonnellate), del 65,1% per il legno (2 milioni e 130mila tonnellate), del 52% di plastica e bioplastica compostabile (1 milione e 183mila tonnellate, di cui circa 51mila di bioplastica), e dell’85,9% di vetro (2 milioni e 325mila tonnellate). «La prudenza resta comunque d’obbligo» commenta il presidente Capuano, «e non è il momento di eccedere in trionfalismi: lo scenario internazionale non ce lo permette». Il 2024 rimarrà infatti un anno segnato da grande incertezza, che con ogni probabilità porterà gli Italiani a limitare i consumi anche per ricostituire i risparmi.
Un cambio di passo dalla ricerca
«Ci aspettiamo infatti una riconfigurazione delle scelte e dei luoghi di acquisto, che però non dovrebbe intaccare troppo il settore del riciclo, in particolare degli imballaggi. Anche perché l’aspettativa è che tutti gli attori della filiera possano continuare a impegnarsi sempre di più per migliorare i risultati in questo ramo della nostra economia circolare. Dai cittadini che dovranno fare la raccolta differenziata con un’attenzione alla qualità sempre maggiore, agli enti locali che dovranno sviluppare i sistemi di raccolta per garantire risultati sempre migliori e agli impianti che selezionano e riciclano i rifiuti, fino a chi fa ricerca per migliorare sia le tecnologie di riciclo sia l’eco-progettazione degli imballaggi. Ed è proprio con quest’ultimo punto – quello della ricerca e sviluppo – che si potrà ottenere un vero cambio di passo nei prossimi anni. Il riciclo, del resto, è un’eccellenza del nostro Paese che va potenziata: l’Italia continua a fare scuola in questo settore, e deve migliorare le sue performance sostenibili in un’ottica di tutela ambientale sempre più concreta e pragmatica».