CONOE, raccolte 62mila tonnellate di oli vegetali esausti: +44%
Recuperato il 22% del potenziale raccoglibile, rigenerazione all'85% per la produzione di biodiesel. Campanile: "Il 2017 anno della svolta con l'introduzione del contributo ambientale"
Oltre 62mila tonnellate di oli vegetali esausti raccolti nel 2015, in aumento del 44% rispetto al 2010, l'85% delle quali avviate a rigenerazione per la produzione di biodiesel. Sono alcuni dei dati che emergono dal primo bilancio degli impatti ambientali ed economici del CONOE, il Consorzio nazionale che si occupa della raccolta e trattamento degli oli e dei grassi vegetali ed animali esausti, curato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e presentato a Roma.
Operativo dal 2001, in questi anni il CONOE ha progressivamente incrementato la propria raccolta - che avviene prevalentemente nel settore della ristorazione - passando dalle 15mila tonnellate del 2002 alle oltre 62mila dello scorso anno, ovvero il 22% del potenziale raccoglibile che ammonta a 280mila tonnellate. L'85% degli oli vegetali esausti recuperati dal Consorzio viene avviato a rigenerazione per la produzione di biodiesel, un combustibile vegetale non tossico e completamente biodegradabile che può essere utilizzato come carburante per autotrazione in sostituzione o miscelazione di carburanti di origine fossile, riducendo il contributo di emissioni di CO2 nel settore dei trasporti. Nel 2015, grazie alle 53mila tonnellate di oli vegetali esausti rigenerate, sono state prodotte 49 tonnellate di biodiesel CONOE, consentendo un risparmio sulla bolletta energetica del Paese di 17 milioni di euro. Il restante 15% dell'olio vegetale raccolto in Italia viene invece recuperato in molteplici processi e applicazioni: come sorgente di energia rinnovabile in impianti di co-generazione, come bio-lubrificanti, come prodotti per la cosmesi, saponi industriali, inchiostri e cere.
Questa forma di recupero promuove la crescita dell'economia circolare e scongiura impatti dannosi sull'ambiente e sulla salute. Basta infatti un chilo di olio vegetale esausto a inquinare una superficie d'acqua di 1.000 metri quadrati, perché impedisce l'ossigenazione compromettendo l'esistenza della flora e della fauna sottostanti; se invece smaltiti nella rete fognaria, come spesso avviene nell'utilizzo domestico, gli oli vegetali esausti pregiudicano il buon funzionamento della rete stessa, intasando condutture e depuratori: la depurazione delle acque inquinate da questo rifiuto richiede costi quantificabili in 1,10 euro al chilogrammo.
Negli ultimi cinque anni, inoltre, il valore economico mediamente generato dalla filiera CONOE è stato sempre superiore ai 30 milioni di euro ogni anno, con importanti ricadute positive in termini economici e occupazionali. “L'imminente introduzione del contributo ambientale - ha spiegato il presidente del CONOE, Tommaso Campanile - rappresenta un momento di svolta che potrà garantire un incremento della raccolta degli oli vegetali esausti provenienti dalle attività professionali, nonché una maggiore tracciabilità dei prodotti a garanzia della salute dei consumatori. L'auspicio è che a breve, attraverso una modifica legislativa, la nostra raccolta possa allargarsi anche agli oli esausti domestici prodotti dai privati cittadini, che costituiscono il 64% del totale raccoglibile”.
“Oggi anche il CONOE - ha commenato il Ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti - entra nella storia dei Consorzi italiani, inserendosi in un processo già avviato che ha portato a risultati positivi in un settore strategico come quello degli oli vegetali esausti. In questi mesi stiamo lavorando per adeguarci alle richieste dell'Europa, che impone di rivedere lo statuto dei Consorzi per garantire i massimi livelli di trasparenza e competitività". "La nostra visione strategica di agricoltura - ha dichiarato Andrea Olivero, Vice Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali - trova piena collocazione nell'ottica di uno sviluppo sostenibile che è alla base della green economy. La spinta che arriva dall'Unione Europea, con il pacchetto sull'economia circolare, comporta un ripensamento complessivo dei nostri modelli produttivi e l'attività del CONOE ne è un esempio. Per raggiungere risultati significativi non si può prescindere da un'azione comune volta a creare e a rafforzare le filiere perché operino sul territorio in maniera integrata, avviando sinergie e forme di cooperazione con l'obiettivo di inquinare di meno e utilizzare al meglio le risorse”.