Industria plastica e gomma, preconsuntivo al ribasso per i costruttori italiani di macchine
Per il centro Studi Amaplast cala del 13,1% l’import e -8,5% all’export (sotto i 2 miliardi di euro), rispetto ai primi nove mesi del 2018
Si profila una chiusura d’anno negativa per l’industria italiana delle macchine per plastica e gomma, anche alla luce dei dati di commercio estero riferiti al gennaio-settembre, appena pubblicati da Istat ed elaborati dal Centro Studi di Amaplast. Infatti, le statistiche evidenziano il perdurare del calo delle due correnti di scambio: -13,1% all’import (con un valore complessivo di 645 milioni di euro) e -8,5% all’export (che si ferma appena sotto i 2,16 miliardi di euro), rispetto ai primi nove mesi del 2018. Allargando lo sguardo alle precedenti rilevazioni trimestrali, però, si osserva un arretramento meno accentuato per le importazioni, che erano calate di quasi 17 punti a giugno e di 20 a marzo.
Al contrario, le esportazioni mostrano un andamento altalenante: il risultato di settembre rappresenta infatti un nuovo peggioramento rispetto al -5% di giugno, che aveva parzialmente arginato il -8% di marzo. Il saldo della bilancia commerciale permane ampiamente positivo - ben oltre 1,5 miliardi di euro - ma si contrae di sei punti. Le molte incognite e criticità che caratterizzano l’attuale clima economico mondiale, a cui si aggiungono le annunciate ma ancora non ben definite misure legislative e fiscali volte a ridurre l’uso della plastica, hanno iniziato a colpire l’industria italiana costruttrice di macchine, il cui bilancio di fine anno si ipotizza negativo su tutti i fronti.
A parte Cina e Stati Uniti, che crescono rispettivamente del 32,4% e 15%, tutti gli altri principali Paesi mostrano segni negativi: dal -3,3% della Germania nostro migliore partner al -3,3% della Spagna. Scendendo ulteriormente nella graduatoria, vale la pena segnalare i seguenti risultati, relativamente a sbocchi commerciali storicamente di rilievo per i costruttori italiani: per le vicine Austria e Svizzera, un -24% e un -28%, rispettivamente per la Turchia un -30%, che non sorprende più di tanto, vista l’incerta situazione economica del Paese e il debole andamento dell’industria trasformatrice locale, che spinge anche i costruttori di macchine turchi a rivolgere maggiormente le proprie vendite all’estero. Peraltro, occorre tenere presente anche l’effetto della svalutazione della lira turca messa in atto a partire da agosto 2018 per la Russia un ulteriore cedimento di diciannove punti, che segue gli arretramenti a due cifre già registrati nel recente passato per il Brasile un debole +1%, rispetto al +5% rilevato a giugno, che aveva fatto ben sperare; in ambito sudamericano, merita un cenno anche il +8% dell’Argentina, seppure in attenuazione rispetto al +18% di giugno per quanto concerne l’area asiatica, è sicuramente incoraggiante il trend delle vendite di settore in due mercati di peso quali Tailandia (+24%) e Indonesia (+39%) mentre quelle all’altrettanto importante Corea del Sud crollano del 31% per le principali destinazioni nel continente africano occorre fare un distinguo tra quelle della fascia mediterranea – dove fa bene solo la Tunisia (+57%), mentre arretrano Marocco (-11%) e Algeria (-38%) – e il sub-Sahara, dove il Sudafrica realizza un limitato +2% per il Medio Oriente si rileva l’ottimo risultato di Arabia Saudita (+33%) ed Emirati Arabi.