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Lo dice una ricerca commissionata da Novamont a Ipsos Public Affaire e focalizzata sulle abitudini di spesa degli italiani. La presentazione

Gli italiani sono contenti di utilizzare le buste biodegradabili al posto di quelle tradizionali in plastica. Più del 92% degli nostri connazionali fa la spesa al supermercato con sacchetti riutilizzabili, e grande consenso (87% di favorevoli) c’è anche per l’iniziativa di trasformare in biodegradabili i sacchetti del reparto ortofrutta, come prescrive la direttiva europea che entrerà in vigore a partire dal 2018. Rimane invece da affrontare, secondo i consumatori, la questione della ridotte capacità e resistenza dei nuovi shopper. Sono alcune delle conclusioni di una ricerca di Ipsos Public Affairs sulle abitudini di spesa degli italiani commissionata da Novamont e presentata a Marca, la fiera internazionale sui prodotti a marca del distributore organizzata da BolognaFiere.
 
I tipi di consumatori - Gli italiani sono sensibili al tema ambientale, ma con posizioni diverse: gli “entusiasti” (il 27%), che si sentono chiamati in causa attivamente; gli “istituzionalisti” (il 42%), che pur attuando comportamenti virtuosi nel proprio quotidiano credono che la responsabilità di trovare soluzioni efficaci ai problemi ambientali vada demandata alle istituzioni. Infine, i “disillusi” (il 31%),che considerano la questione dell’ambiente una battaglia persa, e non vi prestano particolare attenzione nei gesti quotidiani.
 
La questione della resistenza - Al supermercato si va con le borse di stoffa o di plastica riutilizzabili. Tante le motivazioni, ma prevale la maggiore resistenza, consistenza e capienza che queste forniscono in confronto ai sacchetti oggi distribuiti al supermercato, che evidenziano un livello di soddisfazione piuttosto contenuto. Una volta fatta la spesa, i sacchetti di plastica hanno utilizzi diversi e non sempre appropriati. Ok per l’uso per il contenitore dei rifiuti umidi o dell’indifferenziato, ma emergono anche abitudini “creative” e scorrette, come per il surgelamento dei cibi.  
L’adesione alla normativa che renderà biodegradabili i sacchetti ortofrutta è molto alta, ma i consensi scemano rispetto all’ipotesi che siano i consumatori a doverli pagare. C’è uno zoccolo duro di italiani contrari, che è consistente anche tra gli ambientalisti più convinti. 
Ecco dunque due delle conclusioni più significative della ricerca: serve più informazione (seria ma comprensibile) da parte del mondo istituzionale e della scienza; ma occorre soprattutto che i punti vendita - a cominciare da super e ipermercati - facciano la loro parte. Con cartelloni e tutor che spieghino l’importanza di questa novità, per esempio, oppure distribuendo ai consumatori i nuovi biosacchetti per l’ortofrutta per una prova gratuita, o anche con promozioni dirette sul punto vendita. Rinforzando quindi, conclude la ricerca, il ruolo della grande distribuzione organizzata come “partner per la propria clientela anche con gesti vicini al quotidiano del consumatore”. 

La presentazione della ricerca la trovi qui