Agrivoltaico. Così Anie e Polimi delineano il futuro delle rinnovabili in Lombardia
Esperti e associazioni hanno illustrato come la sinergia tra produzione agricola e di energia rinnovabile possa diventare elemento strategico per la salvaguardia e lo sviluppo in chiave sostenibile del territorio, attraverso la nascita di una nuova filiera del made in Italy
di Margherita Casella
L’agrivoltaico, inteso come interazione tra produzione agricola ed energia rinnovabile, può rappresentare un’alternativa valida in Lombardia per contrastare le instabilità climatiche e geopolitiche crescenti che compromettono il mercato dell’energia. Lo hanno confermato esperti del settore energetico e associazioni agricole durante un convegno organizzato a Milano da Anie Rinnovabili e dal Politecnico di Milano.
I rischi
In Italia, l’utilizzo di impianti rinnovabili è ancora materia di un acceso dibattito; nel corso del convegno sono intervenuti tecnici del settore per spiegare gli aspetti, anche i più complessi, e definire una possibile strategia futura. I rappresentanti istituzionali non hanno dato prova di forte sostegno alla causa e hanno fornito alcuni spunti per la riflessione sugli eventuali rischi di uno sviluppo eccessivamente impulsivo. A prendere la parola è Gianluca Comazzi, assessore al Territorio della Regione Lombardia, che ha sostenuto come la produzione di auto elettriche metterebbe a rischio 70mila posti di lavoro. Il dato è datato a più di due anni fa, e McKinsey, colosso della consulenza, evidenzia in una ricerca condotta sul mercato delle auto elettriche come invece i posti di lavoro potrebbero aumentare, a livello mondiale, di 150 milioni entro il 2050, chiaramente con il supporto di un adeguato impianto normativo. L’assessore ha inoltre specificato come “l’energia usata per produrre una pala eolica è maggiore di ciò che la pala potrà produrre nella sua vita”.
Riferendoci al mercato italiano, le pale eoliche generalmente acquistate da privati e imprese variano da modelli più modesti con potenza 20 kWh e produttività media annua di 50mila kWh fino ad arrivare ai 200 kWh e produttività media di 440mila kWh, con una durata di vita generalmente di due decenni. Optare per l’energia eolica in una regione come la Lombardia non è certo la scelta ottimale ma, basandosi su dati concreti e alla luce del prezzo dell’energia nel mercato tutelato durante il secondo trimestre 2024, si piò stimare un guadagno ipotetico di tale impianto. Facendo l’esempio di un impianto di potenza 60 kWh in 20 anni, al prezzo corrente di energia, si guadagna circa 450mila euro, il doppio rispetto al costo d’installazione.
Il progetto di Anie
Nel 2022 in Europa lo sviluppo delle fonti rinnovabili ha garantito il record di potenza installata (41,4 GW), il 47% in più rispetto all’anno precedente. L’Italia si aggiunge al trend in crescita, a dispetto dello stallo degli anni precedenti, cercando di raggiungere l’obiettivo 2030 di 80 gigawatt di potenza installata tra eolico e fotovoltaico. La Regione Lombardia, con poche possibilità di sfruttare la potenza eolica, come può raggiungere gli obiettivi 2030? L’unione tra fotovoltaico e agricoltura potrebbe rappresentare una soluzione valida, come sostenuto durante il convegno dai tecnici di settore.
L’agrivoltaico può concretamente rappresentare un progetto in continuità con gli interessi degli imprenditori agricoli in un’ottica di sviluppo e profitto sostenibile. Secondo gli studi condotti da Anie Confindustria e dal Politecnico di Milano si stima che tra fotovoltaico ed eolico la filiera abbia generato circa 10 miliardi di euro nel corso del 2023. In particolare, l’analisi del Politecnico di Milano mette in luce gli investimenti per lo sviluppo della filiera fer (fonti elettriche rinnovabili) che, tra 2024 e 2030, potrebbero oscillare tra 45 e 90 miliardi di euro a seconda del livello di espansione del settore. Ambito di cui il 70% potrebbe essere gestito da imprese italiane, garantendo occupazione per 100mila addetti, se si considera fotovoltaico ed eolico sia onshore sia offshore.
Nel riprendere uno studio della Fondazione Symbola, la filiera delle fer in Italia vanta 21.378 imprese, di cui il 65,7% opera nel fotovoltaico.
Nel dettaglio: la Lombardia con 3.778 aziende operanti, pari al 17,7%, è la Regione con la maggiore presenza di imprese in questo settore, seguita dal Lazio (2.446 aziende), Veneto (1.195 imprese), Campania (1.733 aziende) ed Emilia-Romagna (1.703 imprese), a conferma del fatto che le fonti rinnovabili hanno un effetto eterogeneo su tutto il territorio nazionale.
Quadro normativo
La vera sfida consiste nell’integrare con successo la tecnologia fotovoltaica nel contesto agricolo, ma ciò diventa possibile solo inserendo i progetti futuri in un quadro normativo chiaro, come sostiene Cristina Martorana, partner Legance specializzata in diritto amministrativo e ambientale.
Come evidenziato da Martorana, al momento il diritto non fornisce nemmeno una definizione chiara di “agrivoltaico”; diventa quindi prioritario un quadro normativo per poter successivamente garantire le sovvenzioni agli impianti in modo da evitare un’assegnazione a vuoto dei contributi allo sviluppo.
Le dichiarazioni di Anie
“Le fonti rinnovabili – dichiara Bruno Giordano, vicepresidente di Federazione Anie con delega alla transizione green e sviluppo sostenibile – fanno da traino agli investimenti sia nei settori specifici del comparto elettrico come lo stoccaggio e le infrastrutture di rete, sia in quelli di altre filiere correlate a monte e a valle. L’occupazione nelle fonti rinnovabili nei prossimi anni potrebbe superare quella del settore automobilistico, attraendo soprattutto i giovani con la consapevolezza del ruolo centrale che le fonti rinnovabili elettriche assumono nel percorso verso la transizione energetica”.