Biometano, il ritardo è inaccettabile. assoRinnovabili si appella a Renzi
Sotto accusa il Mise, che vieta l'immissione in rete di biometano derivante da biogas da discarica o dalla frazione organica dei rifiuti urbani
Sono passati ormai sette anni dall'approvazione della Direttiva Europea sulle fonti rinnovabili e ben cinque dal suo recepimento nel nostro ordinamento, eppure il quadro normativo e regolatorio che dovrebbe disciplinare la produzione del biometano resta ancora avvolto nel mistero. L’allarme è lanciato da assoRinnovabili in una nota nella quale chiede al Presidente del Consiglio Matteo Renzi che intervenga, sollecitando gli enti coinvolti affinché avviino in tempi brevi un tavolo di lavoro con l'obiettivo di recuperare il ritardo fino ad oggi accumulato, consentendo finalmente l'avvio del settore.
“Il risultato - si legge - è che nel 2016 in Italia tale produzione semplicemente non è possibile. Mentre gli altri Paesi europei hanno sostenuto e promosso questo settore, creando opportunità, mercato e lavoro, l'Italia, ancora una volta, resta in panchina, spettatrice di una partita che potrebbe e dovrebbe giocare da titolare”.
Il divieto di immissione in rete - Il Ministero dello Sviluppo economico, anziché porre finalmente rimedio a questo ritardo, ha espressamente vietato l'immissione in rete di biometano derivante da biogas da discarica o dalla frazione organica dei rifiuti urbani (art. 8, comma 9, DM 5 dicembre 2013); allo stesso tempo, l'Autorità per l’energia ha consentito l'immissione in rete del biometano soltanto a condizione che sia “assolutamente puro”, cosa che non è tecnicamente realizzabile e che infatti non è richiesta negli altri Paesi europei.
“Il biometano è l'ennesimo treno che stiamo per perdere” commenta Agostino Re Rebaudengo, Presidente di asso Rinnovabili. “L'introduzione di tali divieti e ostacoli appare del tutto incomprensibile e sta impedendo la realizzazione di molte iniziative e la creazione di posti di lavoro. Siamo alle solite: se la situazione non si sblocca saremo costretti ad importare dall'estero tecnologia e know-how sviluppati da altri”.