Così la Corte Costituzionale ha bocciato il no della Sardegna alle rinnovabili. Le reazioni
Secondo i giudici sono stati violati i principi di raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 e di introdurre moratorie. Ora nel mirino potrebbe esserci la legge sulle aree idonee già impugnata. La reazione dell’avvocato.
La Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo e impugnato l’articolo 3 della legge regionale della Sardegna del luglio 2024, che prevedeva uno stop fino a 18 mesi all’installazione di nuovi impianti eolici per la produzione di energia da fonti rinnovabili nell’isola.
Le motivazioni
La consulta, apprendiamo dall’Ansa, scrive che la norma – che è comunque già abrogata dal provvedimento sulle aree idonee - "non assume rilievo nell'attuale giudizio la sopravvenuta abrogazione della legge, poiché le disposizioni impugnate hanno ricevuto medio tempore applicazione (come si ricava dall'ordinanza del Consiglio di Stato del dicembre 2024), condizione che esclude la dichiarazione della cessazione della materia del contendere".
Nella sentenza depositata in cancelleria, i giudici evidenziano che vi è stata una invasione delle competenze legislative che sono deputate in maniera esclusiva allo stato. In particolare ha violato: "vìola i principi introdotti dall'art. 20 del d.lgs. n. 199 del 2021, quali il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 (comma 5), il divieto di introduzione di moratorie (comma 6), e l'avvio di procedure autorizzatorie agevolate per l'installazione di Fer nelle aree individuate temporaneamente da considerarsi idonee (comma 8)".
E nuove preoccupazioni alla presidente Todde potrebbero presto arrivare anche in merito alla legge regionale sulle aree idonee che esclude il 99% del territorio sardo ai nuovi impianti rinnovabili, che il Governo Meloni ha deciso a gennaio di impugnare ritenendo anche questo dispositivo di legge incostituzionale.
La reazione dell’avvocato
Claudio Vivani, partner dello studio Vivani e Associati che ha collaborato per il raggiungimento di questa sentenza, ha commentato: "La sentenza è estremamente importante, perché pone rimedio a una situazione a mio parere ingiusta e lesiva non solo per le imprese del settore ma anche e soprattutto per l’interesse della collettività alla tutela dell’ambiente e della salute umana tramite il contrasto al cambiamento climatico, rispetto al quale le energie rinnovabili svolgono indiscutibilmente un ruolo fondamentale. Proprio tale aspetto sembra assumere rilievo nella sentenza della Corte, dove ravvisa l’incostituzionalità della normativa regionale sarda per il fatto che si pone in contrasto con gli obiettivi di decarbonizzazione sanciti a livello euro-unitario e recepiti a livello statale tramite l’art. 20 del D. Lgs. 199/2021. Si tratta, a mio avviso, di un principio la cui portata eccede il tema della moratoria e si pone su un piano più generale, che può utilmente orientare tutte le legislazioni regionali destinate a essere emanate a breve sulle aree idonee all’installazione degli impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile”.
Per Pietro Pittalis, vicepresidente della commissione Giustizia e segretario regionale di Forza Italia della Sardegna “una sonora bocciatura che rappresenta una risposta eloquente alle iniziative di una giunta regionale chiusa in sé stessa, che non ha mai aperto un confronto non solo con l’opposizione ma anche con il comitato Pratobello 24, che ha protestato contro gli impianti di energie rinnovabili. Purtroppo la giunta regionale a guida 5 Stelle pensa di poter governare in barba alle leggi dello Stato. Fortunatamente, questo non è possibile”.