Bocciato l’impianto fotovoltaico con idrogeno verde nel Sin del Sulcis
Doveva essere installato un impianto fotovoltaico con produzione di idrogeno verde che avrebbe previsto il taglio di oltre 200 alberi in un’area ad alto impatto da rinnovabili in grado di trasformare radicalmente il territorio.
Ha ricevuto una sonora bocciatura da parte del ministero dell’Ambiente il progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico a Portoscuso, nel Sud della Sardegna, all’interno del sito di interesse nazionale del Sulcis Iglesiente Guspinese che prevedeva anche un impianto per la produzione di idrogeno verde. Dalla comunicazione sul sito relativa alla procedura di Valutazione Impatto Ambientale (Pniec-Pnrr) si apprende che il progetto prevedeva la realizzazione di un impianto di produzione di energia elettrica da fonte fotovoltaica della potenza di circa 110 MWp.
La motivazione
Il progetto presentato dalla Myt Sardinia 2 Srl prevedeva la realizzazione dell’impianto in un’area complessiva di 153 ettari, definita di elevato valore naturalistico e paesaggistico. Contro la bocciatura la società proponente può comunque fare ricorso al tribunale amministrativo regionale. Nei documenti si legge che per realizzare l’impianto nell’area già oggetto di bonifica oggi utilizzata come pascolo, sarebbe stato necessario – apprendiamo dall’Unione Sarda - tagliare «218 individui arborei e arbustivi di grandi dimensioni». Inoltre sarebbe prevista una «importante modificazione del suolo». E ancora, viene considerata «la presenza di significativi beni paesaggistici e culturali nelle immediate vicinanze, nonché che l’impianto sorgerebbe all’interno della fascia costiera e del parco geominerario», quindi comporterebbe una «alterazione irreversibile del caratteristico paesaggio sardo, snaturando un contesto di inestimabile valore storico e culturale». Non solo: la distesa di pannelli ricadrebbe «in un ambito di riferimento nel quale sono presenti numerosi impianti di produzione di energia rinnovabile» e contrasterebbe con pale eoliche già esistenti». Sommato a ciò che già esiste e a quello che potrebbe essere realizzato «porterebbe a una trasformazione radicale e negativa del territorio».