Il governatore della Sicilia ha annunciato uno stop al fotovoltaico. I sindacati: irresponsabile
Schifani: I nostri terreni agricoli vengono devastati dai pannelli e, quindi, noi paghiamo un prezzo. Cgil e Filctem Sicilia: piani sviluppo, no blocchi
La Regione Sicilia sospenderà il rilascio delle autorizzazioni per il fotovoltaico perché, nel bilanciamento tra utile d’impresa, utile sociale e danno ambientale “la regione paga un prezzo non dovuto per una risorsa che abbiamo”. Sono queste le parole pronunciate dal presidente della Renato Schifani. Il governatore ha sostenuto di aver preso tale decisione “con senso di responsabilità” e che “passerà qualche settimana” in cui parlerà “con il governo nazionale”. I nostri terreni agricoli vengono devastati dai pannelli e, quindi, noi paghiamo un prezzo. Ma questo tipo di attività produce lavoro? No, perché una volta collocato l’impianto viene gestito telematicamente. Produce energia? No, va allo Stato”. Per questo il presidente intende interfacciarsi con il governo nazionale. “C’è - ha aggiunto - una norma, un decreto legislativo stabilisce che sui fotovoltaici non possano essere imposte delle royalty. I comuni che ospitano gli impianti hanno il 3% come risarcimento del danno ambientale. Ma mi chiedo perché una quota non debba essere riconosciuta alla Regione, che dà le autorizzazioni”.
I sindacati contro Schifani
Non ci stanno i sindacati. "Bloccare le autorizzazioni per gli impianti fotovoltaici è da irresponsabili. Si pensi piuttosto a prevedere i necessari piani di sviluppo delle Fer, con le norme indispensabili per evitare speculazioni e malaffare e salvaguardare ambiente, economie locali e occupazione, scommettendo sulle energie rinnovabili, che per la Sicilia sono una grande occasione di sviluppo". Lo scrivono in nota congiunta la Cgil e la Filctem regionali, spiegando che occorre "un piano regionale delle Fer che preveda la mappatura delle aree dove possono ricadere, le tutele dell’occupazione, l’insediamento degli impianti funzionale alla transizione energetica dell’industria, privilegiando l’utilizzo delle aree dismesse e delle coperture dei capannoni industriali". Il sindacato sottolinea la "necessità che il piano tenga conto dello sviluppo delle filiere collegate e questo vale per il fotovoltaico e per l’eolico". Quanto ai meccanismi di compensazione "si proceda col dialogo e non con i blocchi - rilevano Gabriella Messina, segretaria confederale Cgil Sicilia, e Giacomo Rota, segretario generale della Filctem regionale -, come la Cgil assieme a Cisl e Uil ha fatto col protocollo siglato con Renexia. E questo vale anche per quanto riguarda la tutela dell’occupazione nei processi di transizione e il suo sviluppo, temi sui quali continueremo a vigilare e a sollecitare il confronto". Cgil e Filctem sottolineano la necessità del "massimo della trasparenza in tutte le procedure per scongiurare i fenomeni di corruzione e le infiltrazioni mafiose". Attualmente la potenza installata da fonti energetiche rinnovabili in Sicilia è poco meno di 3.000 MW. Il totale della potenza installata dei 3 parchi eolici off-shore che si vorrebbero costruire tra Trapani e Ragusa è di 4.650 Mw. "Quindi – sottolineano Messina e Rota - con la costruzione dei nuovi parchi eolici e prevedendo l’ulteriore espansione del fotovoltaico e dell’eolico on-shore, avremmo in Sicilia una potenza installata superiore a 8.000 MW, che è 2 volte e mezzo la potenza richiesta nell’Isola per il fabbisogno di energia elettrica giornaliero nella punta massima, che è pari a 3.200 Mw. Il surplus di energia prodotta - concludono i segretari di Cgil e Filctem - potrebbe andare ad alimentare la produzione di idrogeno verde, proiettando la Sicilia in un futuro di sviluppo sostenibile e nuova occupazione".