Rinnovabili, nuovo flop nell’ultima asta, assegnati 443 MW su 3355
L’ottava asta per la nuova potenza rinnovabile, destinata a chi vuole costruire nuovi impianti o rinnovare quelli esistenti, è stata aperta il 31 gennaio e chiusa il 2 marzo
Il GSE ha assegnato solo 443,7 megawatt di nuova potenza da fonti rinnovabili, su 3.355,6 disponibili, nell'ottava e ultima asta indetta per la nuova potenza rinnovabile, aperta il 31 gennaio scorso e chiusa il 2 marzo e destinata a chi vuole costruire nuovi impianti o rinnovare quelli esistenti. Al Gse sono arrivate 363 richieste per 477,7 MW, 2877,9 MW in meno di quanto disponibile. Sono state accolte 309 richieste, per 443,7 MW complessivi.
Le reazioni, Togni (Anev): il governo non ha sbloccato nulla
"L'ultima asta del Gse sulla nuova potenza da fonti rinnovabili è stata un flop: 443 megawatt assegnati su 3.355 disponibili. Ma questo è perché non ci sono impianti autorizzati, nonostante quello che dice il ministro Cingolani. Il governo ha semplificato tanto, ma solo le cose accessorie. Non è intervenuto sul problema principale, il no delle Soprintendenze del Ministero della Cultura". Lo ha detto all'ANSA Simone Togni, presidente dell'Anev, l'associazione delle aziende dell'eolico. "Cingolani continua a dire che ha semplificato le procedure - spiega Togni -. Ma se accorci i tempi dei pareri, e poi le Soprintendenze non danno le autorizzazioni ai nuovi impianti, non serve a niente. Lo strumento per superare questo problema c'è. I progetti bocciati dal Ministero della Cultura possono essere portati alla Presidenza del Consiglio, che può approvarli. Palazzo Chigi ha sbloccato così sei impianti, che peraltro sono tornati alle Regioni per l'ok finale. Ma presso la Presidenza del Consiglio ci sono fermi altri 4-5 GW di nuova potenza. Che li sblocchino o li boccino, ma non se li tengano in pancia". Togni critica anche il recente annuncio del ministro della Transizione ecologica sui 5 GW di nuove richieste di allaccio per fonti rinnovabili arrivate quest'anno a Terna. "La richiesta di allaccio è il primo passo dell'iter burocratico per costruire una centrale - spiega il presidente dell'Anev -. Poi ci sono le autorizzazioni della Regione, sopra i 30 MW anche del Mite e della Soprintendenza. Dalla richiesta di allaccio all'entrata in funzione della centrale passano in media 5 anni e 8 mesi. I 5 gigawatt di Cingolani nella migliore delle ipotesi li vedremo nel 2028".