Romiti jr.: tassare chi inquina come incentivo a rinnovabili
La sua applicazione, sostiene il presidente di Errenergia, può avvenire tramite una estensione e adattamento del sistema dei Titoli di Efficienza Energetica, o più direttamente attraverso la costituzione di un fondo
Introdurre una tassazione per chi inquina come incentivo alle rinnovabili. A sostenerlo è Pier Giorgio Romiti, figlio del più celebre Cesare e presidente Errenergia, a capo della società attiva nella produzione di energia da fonti rinnovabili nel corso del suo intervento al Festival dell'Energia a Milano.
“La salvaguardia dell'ambiente - sottolinea - è fondamentale nei Paesi, quali l'Italia, che hanno nel turismo una delle principali fonti di reddito. L'inquinamento in tutte le sue forme rappresenta un costo, legato alla necessità di bonificare. Con le rinnovabili una parte di questo costo viene evitata”. Pur fra mille polemiche e qualche contraddizione, in qualche modo, sottolinea Pier Giorgio Romiti, “l'Italia ha già fatto molto: la percentuale di produzione di energia da fonti rinnovabili è vicina all'obiettivo fissato per il 2020. Come è noto, c’è forte avversione al fatto che l'onere degli incentivi ricada sulla bolletta, e quindi sul consumatore. Una fiscalità selettiva, cioè la tassazione di chi inquina. Una tassa sulle emissioni, basata sulla quantità di CO2 emessa e destinata a finanziare gli incentivi, potrebbe essere una soluzione, applicando una semplice equazione: tanto onere per una quantità di CO2 emessa per produrre energia da idrocarburi, quanto contributo per la stessa quantità di CO2 evitata nella produzione da una fonte rinnovabile”.
Estensione dei certificati bianchi o fondo dedicato - La sua applicazione, sostiene il presidente di Errenergia, “può avvenire tramite una estensione e adattamento del sistema dei Titoli di Efficienza Energetica, o più direttamente attraverso la costituzione di un fondo con i proventi dell'imposta dal quale attingere le risorse per pagare gli incentivi”.
Componentistica fiore all’occhiello - L'industria della componentistica elettromeccanica dedicata alla produzione di energia in Italia, spiega il presidente di Errenergia, “è di prima qualità. Nel frattempo però i Paesi emergenti forniscono alla loro struttura manifatturiera energia a basso costo fortemente inquinante. Ma il nostro vantaggio competitivo di domani vuol dire avere pronti per il futuro prodotti da esportare in quei Paesi che presto svilupperanno una sensibilità ambientale”. Inoltre, rileva Pier Giorgio Romiti, “la produzione di energia da fonti rinnovabili comporta sì degli investimenti, ma questi non sono poi proibitivi, si presta quindi allo sviluppo della piccola imprenditorialità che è e resta la forza di questo Paese. Procedere decisi sulla strada delle rinnovabili vuol dire creare occasioni per questi piccoli imprenditori e magari favorire la nascita di nuovi”.