Eureka! Nucleare e solare, l’Enea lancia due nuovi prototipi
Uno scambiatore di calore per futuri reattori di quarta generazione raffreddati a piombo liquido e una macchina per accelerare l’accumulo di energia del sole tramite lo zolfo. Sono stati sviluppati grazie alla ricerca italiana e ai fondi europei
L’Enea ha sviluppato un nuovo scambiatore di calore per futuri reattori nucleari di quarta generazione raffreddati a piombo liquido. La tecnologia rientra nell’ambito del progetto europeo Patricia, che vede unite 25 istituzioni di ricerca di 11 paesi, tra cui il Cern di Ginevra e, in Italia, il Politecnico di Milano e l’Università di Pisa. Il progetto, spiega l’Enea in una nota, punta chiudere il ciclo del combustibile per offrire, con il raffreddamento a metallo liquido pesante, una soluzione al problema dei rifiuti radioattivi a elevata radiotossicità e alla proliferazione nucleare.
“Questo scambiatore offre vantaggi rilevanti in termini di compattezza rispetto ai precedenti sistemi, migliorando l’efficienza del trasferimento di calore e incrementando la distanza tra i baricentri termici nel processo di circolazione naturale”, sottolinea il referente Enea del progetto, Daniele Martelli, ricercatore del laboratorio Impianti e tecnologie dei metalli liquidi del Centro ricerche Brasimone (Bologna). “Inoltre, i dati sperimentali raccolti costituiranno una risorsa fondamentale per la validazione dei codici numerici di calcolo utilizzati a supporto della progettazione di futuri reattori avanzati”.
Il progetto Sulphurreal
Sempre in ambito energetico, Enea fa sapere di avere anche realizzato un prototipo sperimentale per accelerare l’accumulo di energia solare tramite lo zolfo. La tecnologia è stata sviluppata nell’ambito del progetto Sulphurreal, finanziato con quasi 4 milioni di euro dall’Unione europea. Il prototipo sperimentale italiano è stato realizzato nei laboratori del dipartimento Tecnologie energetiche e fonti rinnovabili del Centro ricerche Casaccia (Roma). L’idea di base è utilizzare l’energia prodotta dal solare a concentrazione per attivare ciclicamente una serie di reazioni chimiche basate su acido solforico e zolfo e/o materie prime a base di zolfo, che possono provenire anche da processi industriali su larga scala.
“Il progetto nasce dall’esigenza di accumulare energia, termica o elettrica, attraverso i cosiddetti solar fuel, di cui un esempio è l’idrogeno. L’idrogeno offre molti vantaggi se utilizzato come vettore per la decarbonizzazione, ma presenta qualche criticità per il suo trasporto e stoccaggio”, spiega Salvatore Sau, ricercatore del laboratorio Energia e accumulo termico. “Lo zolfo, invece, è solido e non presenta difficoltà di trasporto e conservazione. Tuttavia, la sua combustione produce un gas tossico e inquinante: il biossido di zolfo”, conclude Sau.