Raee, per Ecodom il ritiro “uno contro uno” non funziona
Alcuni paesi europei raccolgono già 15-16 chili di rifiuti elettronici l’anno per abitante, ma noi siamo fermi a 4,3. “Con questa burocrazia perplessità anche sul recepimento della nuova direttiva Ue”
Burocrazia complessa, governo distratto da altri problemi e poca informazione. Sono questi in sintesi i problemi che, a distanza di due anni, sconta ancora il decreto “uno contro uno” che prevede l’obbligo da parte dei distributori di ritirare gratuitamente il vecchio apparecchio elettronico al momento dell’acquisto di uno nuovo. A tracciare il quadro all’Adnkronos è Giorgio Arienti, direttore generale di Ecodom, che esprime perplessità anche per il recepimento della nuova direttiva europea sui raee: “Non funzionerà se verrà recepita con lo stesso carico di burocrazia”.
La norma Ue, già pubblicata in “Gazzetta Ufficiale”, impone nuovi obiettivi ai paesi membri: target di raccolta annuali del 45% delle apparecchiature immesse sul mercato dopo quattro anni dall’entrata in vigore della normativa, che salgono al 65% nei tre anni successivi.
Tra le novità anche l’introduzione del ritiro “uno contro zero” per i raee di piccole dimensioni che andrà a sostituire l’attuale “uno contro uno”. Con il recepimento della nuova direttiva, dunque, il ritiro sarà garantito anche senza l’acquisto di un nuovo prodotto. Un passo importante.
Peccato che a distanza di due anni, il decreto “uno contro uno” sia ancora sconosciuto. Secondo una recente indagine realizzata dall’ufficio studi di Aires, emerge che i consumatori sono molto sensibili al tema, ma poco informati sulla legge: mentre il 98% degli intervistati smaltisce in modo corretto i vecchi apparecchi (il 50% li porta in discarica, il 27% chiama la municipalizzata per il ritiro concordato, il 21% li consegna al rivenditore all’acquisto di un nuovo apparecchio), l’82% dice di non aver mai sentito parlare della norma. Ma che cosa non funziona? I cittadini, spiega Arienti, “non sono stati informati adeguatamente e la situazione rimarrà invariata finché non verranno fatti sforzi volti a sensibilizzare la popolazione”.
Il secondo problema riguarda la normativa “troppo complessa sia per il cittadino, obbligato a lasciare le proprie generalità quando consegna il rifiuto, sia per il distributore che sconta l’iscrizione all’albo dei gestori dei rifiuti e l’obbligo di conferire in discarica una volta al mese”. E se tutto va bene, in Italia avremo le nuove disposizioni verso la fine del 2013 o all’inizio del 2014. Eppure il lavoro da portare avanti è molto: “Potenzialmente si potrebbero raccogliere 15-16 chilogrammi l’anno per abitante – stima il dg di Ecodom – come dimostrano le esperienze virtuose di alcuni paesi europei, mentre noi siamo fermi a 4,3 chili”. In definitiva, per Arienti le soluzioni alla situazione sono tre: rendere disponibili le isole ecologiche, informare il cittadino e semplificare la normativa.