Studio, le aziende italiane in ritardo nel valutare le emissioni Scope 3
È quanto afferma uno studio di Domorental, azienda fintech milanese attiva nel settore del noleggio operativo
Le aziende italiane denotano un forte ritardo nell’applicazione dello Scope 3, la parte della Direttiva UE 95/2014, la cosiddetta Non Financial Reporting Directive (NFDR), che prevede il monitoraggio dell’impronta carbonica associata a produzione esternalizzata e/o a contratto, come il noleggio operativo o il leasing. È quanto afferma uno studio di Domorental, azienda fintech milanese attiva nel settore del noleggio operativo, che ricorda che l’80% delle aziende con cui collabora è dotato di certificazione Carbon Cancelling®, gratuita e di durata illimitata, che Domorental rilascia congiuntamente al proprio servizio e che rappresenta la compensazione di CO2 in un determinato periodo di tempo per tutta la filiera di un prodotto o di un intero processo produttivo, tramite l’emissione di un documento ufficiale iscritto nella Blockchain dedicata o nei registri pubblici ufficiali. La certificazione viene concessa in concorso con Upgreene, società benefit, anch’essa con sede nel capoluogo lombardo, specializzata in prodotti e servizi innovativi nell’ambito della sostenibilità aziendale.
Cosa emerge
Nel dettaglio dello studio, la Direttiva UE 95/2014, la cosiddetta Non Financial Reporting Directive (NFDR), è fondamentale in quanto asseconda il Green Deal Europeo, che definisce il percorso per fare dell’Unione l’area a zero emissioni di CO2 entro il 2050. La norma prevede il monitoraggio dell’impronta carbonica o carbon footprint (GHG - GreenHouse Gas), la misura che esprime in CO2 equivalente il totale delle emissioni di gas ad effetto serra associate direttamente o indirettamente ad un prodotto, un'organizzazione o un servizio. Tre sono gli ambiti di rilevamento. GHG Scope 1: le proprie fonti di emissioni dirette quali la combustione stazionaria e mobile e le emissioni di processo o fuggitive; GHG Scope 2: le fonti di emissioni indirette derivanti da consumo di elettricità, calore o vapore acquistati; GHG Scope 3: questa fase, facoltativa e più difficile da realizzare, impone di identificare altre emissioni indirette a monte o valle di un’azienda, nonché le emissioni associate a produzioni esternalizzate o a contratto (noleggio operativo e leasing). La Direttiva è obbligatoria solo per aziende di grandissime dimensioni (oltre 500 dipendenti), ma entro il 2026 sarà estesa a tutte le società quotate, Pmi incluse. Tali emissioni rappresentano la maggior parte di quelle totali di gas serra (GHG), responsabili fino al 90% di alcune tipologie di aziende, in particolare Pmi.
Le piccole e medie imprese rappresentano il 99,7% delle aziende dell’Unione europea, creano il 66% dell’occupazione e hanno un’impronta ecologica pari al 70% dell’inquinamento industriale dell’Ue (fonte: Ue). Per quanto riguarda le aziende italiane, cresce l’attenzione verso i temi legati alla sostenibilità, con il 59% che ha istituito un comitato ESG – Environmetal, Social e Governance, dato in linea con quelle globali (61% - fonte: Sda Bocconi Sustainability Lab). Il nostro è tra i primi Paesi al mondo per organizzazioni che forniscono informazioni sulla Scope 3 insieme a Francia, Germania, Usa, Cina, Giappone, Uk e Brasile, con 581 aziende che nel 2022 hanno condiviso i propri dati nel report “Scoping Out: Tracking Nature Across the Supply Chain” del CDP - Carbon Disclosure Project. Ciononostante, le nostre imprese denotano ancora un ritardo, dovuto anche al fatto che è oggettivamente difficile rilevare le emissioni Scope 3 perché esterne all’azienda e distribuite lungo filiere complesse. Per quanto riguarda le aziende con cui collabora Domorental, trasversali a più settori, da quelli più tradizionali, dal Manufacturing all'arredo, all’Hospitality e al food ad altri innovativi come Proptech, Energy Transition, Circular Economy, Agritech, Smart Cities, MedTech, Intelligence Industry e Security software anche in iCloud, l’80% del totale si è finora dotata della certificazione Carbon Cancelling®, in grado di individuare anche le emissioni a livello di Scope 3.
Le parole dei CEO
“Su questo tema c’è ancora ritardo nel nostro Paese - afferma Claudio Mombelli (nella foto), CEO Domorental -. Solo comprendendo appieno l'impatto climatico delle attività aziendali lungo l'intera catena del valore possiamo intraprendere azioni concrete per mitigare il cambiamento climatico e creare un futuro più sostenibile. L'omissione delle emissioni di Scope 3 non solo minaccia l'efficacia delle politiche aziendali volte a ridurre le emissioni, ma può anche esporre gli investitori a valutazioni errate degli asset. Il percorso Renting Zero Carbon prevede che i beni strumentali acquisiti attraverso la modalità del noleggio operativo per la prima volta siano totalmente sostenibili grazie alla compensazione di C02 garantita da questo servizio, che finora interessa l’80% delle aziende con cui collaboriamo, ma che in futuro estenderemo alla totalità”. “Essere responsabili – spiega Fabio Bottari, CEO Upgreene - significa assumersi la responsabilità di tutte le emissioni finanziate, comprese quelle di Scope 3, la cui misurazione e gestione sono fondamentali per una vera transizione verso un'economia sostenibile. La compliance ambientale è strategica per il mondo delle imprese e della finanza. La possibilità di inserire la certificazione Carbon Cancelling® nel Bilancio di Sostenibilità e di potersi dichiarare carbon neutral, oltre a essere fondamentale per il business, è coerente con la prospettiva della sustainability e digital transformation. C’è ancora strada da fare, ma la sensibilità nella fattispecie aumenta, come dimostra la nostra partnership con Domorental”.