L’Amia Palermo fallisce. È piena emergenza rifiuti
Il sindaco Orlando attacca i suoi predecessori e chiede scusa alla città. Autorizzato l’esercizio provvisorio, garantite le attività aziendali. Quasi 2.300 dipendenti in allarme
In una città invasa dall’immondizia, è arrivata la prevedibile decisione del tribunale di Palermo: l’Amia, la ex municipalizzata per la raccolta dei rifiuti, interamente partecipata dal Comune, è fallita. Dopo anni di commissariamento, durante i quali l’azienda ha continuato a perdere mediamente 2,5 milioni al mese (i debiti accumulati nell’ultimo decennio ammonterebbero a circa 180 milioni), la strada del fallimento si è rivelata l’unica possibile.
Debiti per 90 milioni – Il sindaco Leoluca Orlando ha chiesto scusa alla città, annunciando che la raccolta continuerà e che sarà trovata una soluzione per dare continuità lavorativa ai 2.252 dipendenti, in stato di agitazione da settimane. Ricordando che nel 2000 aveva lasciato i conti in ordine, Orlando attacca la precedente amministrazione e la dirigenza della società: “Chiedo scusa ai palermitani per la vergogna alla quale sono stati sottoposti – ha detto il primo cittadino. – È la più grande azienda italiana tra le partecipate dagli enti locali che fallisce. Siamo molto rammaricati, perché 12 anni fa era una delle aziende più evolute. Gli anni successivi sono stati caratterizzati dalla mala gestione e dalle ruberie, decretate anche da procedimenti penali in corso. Nei tre anni di gestione commissariale si sono accumulati 90 milioni di euro di debiti”.
Bruciano i cassonetti – Durante la notte, ormai da settimane, cittadini esasperati bruciano cassonetti in tutti i quartieri della città, soprattutto nella periferia, dove i cumuli di spazzatura invadono intere carreggiate bloccando il transito delle auto. Una situazione drammatica, che potrebbe aggravarsi ulteriormente dopo il 15 giugno, quando scadrà l’esercizio provvisorio concesso dal tribunale all’azienda commissariata.
“La requisizione dell’azienda da parte del prefetto è una delle soluzioni possibili. Le valuteremo tutte prima di prendere una decisione”, fa sapere Orlando.
Al fallimento dell’azienda si aggiunge anche la critica situazione della discarica di Bellolampo, dove la quinta vasca ha quasi esaurito la sua capienza e si attende, nei prossimi mesi, che sia disponibile la sesta, attualmente in fase di costruzione.