Analisi. Osservazioni al piano gestione rifiuti di Roma Capitale
Riceviamo e volentieri pubblichiamo da una giornalista scientifica, esperta di nuove tecnologie per la gestione dei rifiuti
di Margherita Bologna
Le soluzioni che ho prospettato per risolvere le molteplici criticità evidenziate nel Piano dei Rifiuti di Roma Capitale, sono basate sulla proposta di un “insieme di tecnologie innovative ma ben collaudate” che selezionano le diverse tipologie di materiali o trattano in modo dedicato gli scarti prodotti, valorizzandoli al massimo grado. Queste tecnologie si integrano perfettamente tra loro e pertanto sono in grado di sviluppare la massima circolarità.
Il metodo utilizzato per formulare le osservazioni al Piano è la sottrazione
In altri termini, dal totale di 1.690.303 di rifiuti prodotti a Roma nell’anno 2019, riportati nella tabella 6.3.1 (pag.88) e comprendenti una tipologia classificata come “altro” della quale non è dato sapere di più e perciò non considerata, sono state sottratte quelle tipologie di rifiuti come le terre di spazzamento, il verde, i RAEE, gli ingombranti, il sottovaglio, gli inerti, i tessili sanitari (pannolini), e i tessili. Inoltre, conteggiandoli a parte in quanto rifiuti speciali, sono stati sottratti dal calcolo delle tonnellate di rifiuti destinate all’inceneritore i rifiuti sanitari pericolosi (10 - 12.000 t), il fluff da rottamazione veicoli (30.000t), e i fanghi di depurazione essiccati (20.000-30.000 t). Restando sul tema dei rifiuti urbani, dopo aver dedotto per ciascuna tipologia i quantitativi di rifiuti raccolti in modo differenziato, risultano 925.810.000 t di rifiuti indifferenziati da trattare, compresi gli scarti. Sottraendo da questa cifra le tipologie di rifiuti gestibili negli impianti dedicati proposti, restano poco più di 600.000 t di rifiuti indifferenziati da trattare. Ecco come:
Rifiuti urbani indifferenziati
Nel dettaglio delle osservazioni a pag. 241 si afferma: “Il Piano prevede la chiusura degli impianti di pre-trattamento dei rifiuti indifferenziati residui a gestione pubblica e la riqualificazione dei siti industriali per la realizzazione di 2 impianti di pulizia e selezione delle frazioni secche da RD, per un totale di 200.000 t/a”.
Proposta Alternativa n.1: nelle due aree indicate si propone di costruire n.2 impianti di selezione dei rifiuti indifferenziati sul tipo di quello costruito nel 2015 a Varsavia. Tali impianti possono lavorare su due o tre turni al fine di selezionare 300.000 t. ciascuno. In questo modo è possibile recuperare dai rifiuti indifferenziati quantitativi maggiori di materiali vari come plastica, carta, lattine, vetro, ferrosi, ecc. Link al video all’impianto di Varsavia https://www.youtube.com/watch?v=s6OC...
Nell’impianto di selezione dei rifiuti indifferenziati di Varsavia si recuperano 16 frazioni di materiali tra i quali PP, PE, PS, Tetrapak ed il PET trasparente, verde, blu e colorato, film trasparente, film misti, carta, cartone, metalli ferrosi e non ferrosi e CSS. La frazione inferiore a 60mm viene inviata all’impianto di trattamento biologico. Il tasso di recupero delle frazioni destinate sia al riciclo che al recupero energetico è del 90%. Per la selezione delle frazioni secche da raccolta differenziata possono essere aggiunte due linee a ciascun impianto di selezione proposto. L’impianto costruito a Varsavia destina le plastiche di scarto a CSS. Questa soluzione ora è superata dal momento che disponiamo di nuove tecnologie molto più efficienti (già collaudate da tempo all’estero) che attraverso un processo di pirolisi senza produrre emissioni, trasformano il syngas prodotto dal trattamento delle plastiche di scarto in elettricità o in carburanti con basso tenore di zolfo. Pertanto sia gli scarti plastici provenienti dalla selezione delle plastiche raccolte in modo indifferenziato che quelli prodotti dalla selezione delle plastiche raccolte in modo differenziato sono destinati all’impianto di pirolisi e, dal gas prodotto, si genera energia elettrica con una resa superiore a quella del “termovalorizzatore”.
Rifiuti urbani biodegradabili
A pag 16 si afferma che “Il Piano Gestione Rifiuti di Roma Capitale prevede la forte riduzione dello smaltimento in discarica dei rifiuti urbani biodegradabili. Prevede infatti il passaggio da una strategia di gestione dei rifiuti residui indifferenziati basata sul "recupero energetico dopo pre-trattamento senza che vi sia un impianto di trattamento termico dedicato in cui il gestore si affida al mercato" a una strategia basata sul "recupero energetico diretto: i rifiuti residui sono conferiti direttamente dopo la raccolta a un impianto di trattamento termico con recupero energetico".
Proposta alternativa n.2 Si evidenzia che nei due impianti di selezione dei materiali indifferenziati proposti, la frazione inferiore a 60mm viene inviata all’impianto di trattamento biologico. Quindi l’organico separato, previa raffinazione al 98% attraverso una delle macchine esistenti in commercio, può essere inviato al compostaggio o agli impianti previsti per la digestione anaerobica. Si fa presente che una di queste macchine è già operativa nell’impianto di trattamento FORSU di Acea ad Aprilia. L’altra tecnologia è una pressa che separa l’organico dagli altri materiali come gli inerti, le plastiche ecc. producendo una biomassa pulita facilmente digeribile per via anaerobica o utilizzabile nel compostaggio. Il vantaggio immediato conseguito con questa proposta sarebbe, per ciascun impianto, la riduzione del 60% dei materiali inviati in discarica e delle emissioni che ne conseguono, oltre a quelle derivanti dall’impatto ambientale generato dai mezzi di trasporto. Se poi si considera la trasformazione in energia elettrica e/o carburante del gas prodotto dall’impianto di pirolisi degli scarti plastici provenienti dalla selezione delle plastiche differenziate e indifferenziate, e di quelli provenienti dalla pulizia dell’organico indifferenziato e differenziato destinato al compostaggio o alla digestione anaerobica, ecco che i materiali inviati in discarica si riducono ulteriormente (30%) e le previsioni del Piano di una forte riduzione dello smaltimento a discarica dei rifiuti urbani biodegradabili sono soddisfatte mediante processi e tecnologie più appropriate perché, come vuole la legislazione europea, rendono possibile in via prioritaria il recupero di materia e solo come ultima soluzione quello di energia. Tra l’altro va ricordato che i due impianti di selezione dei rifiuti indifferenziati sono predisposti per selezionare anche le lattine e i materiali ferrosi. E’ rilevante e determinante il fatto che i due impianti di trattamento dei rifiuti indifferenziati proposti, non sono impianti rigidi che necessitano di un determinato apporto fisso di rifiuti da trattare come gli inceneritori, ma sono dotati di flessibilità operativa poiché è possibile riprogrammare le impostazioni delle macchine o ridurre i turni di lavoro in rapporto alla crescita della raccolta differenziata che, a mio avviso, ha bisogno di essere sostenuta, perché per varie ragioni potrebbe essere il punto debole del progetto di Roma Capitale.
Impianto dedicato alle terre di spazzamento
Il Piano prevede un unico impianto da 18.000 t che recupera materiali dalle terre di spazzamento ricavando sabbia, ghiaia, ghiaino fine ed altri materiali riutilizzabili.
Proposta alternativa n.3 Si fa osservare che per ragioni logistiche converrebbe costruire quattro impianti da 5000 t ciascuno, dislocati nei quattro quadranti in cui è divisibile la città. In tal caso il costo previsto aumenterebbe ma l’aumento della spesa sarebbe compensato negli anni sia dal risparmio del carburante utilizzato dai mezzi che fanno la raccolta, che dalla riduzione del tempo impiegato per raggiungere gli impianti.
Impianto dedicato ai tessili sanitari (pannolini)
Nella tabella 6.3.1 a pag. 88 è indicato che nel 2019 sono state prodotte t.65.939 di tessili sanitari (pannolini) raccolti in modo indifferenziato. E’ comprensibile che in una grande città come Roma dove in molte zone della città esiste ancora il problema del collocamento dei cassonetti per tutte le tipologie di rifiuti, quello dei pannolini non sia il problema principale da risolvere. Tuttavia in un futuro non troppo lontano andrebbe preso in considerazione per sviluppare il riciclo.
Proposta alternativa n.4 Tutti sanno che in Italia, a Treviso è stato costruito già dal 2015 il primo impianto per il riciclo dei pannolini, pannoloni e altri prodotti assorbenti per la persona, con produzione di plastica e cellulosa di alta qualità che rientra nel ciclo produttivo. Da 1 t di rifiuto si possono ottenere 350 kg di cellulosa e 150 kg di plastica. Se si vogliono allontanare i rifiuti dalle discariche la soluzione c’è.
Selezione Tessili per riuso e riciclo.
A pag.113 del Piano si afferma che i rifiuti tessili da RD sono avviati selettivamente a impianti che effettuano operazioni di R13, per essere avviati a successivi impianti di recupero.
Proposta alternativa n.5 In Italia la raccolta separata dei tessili è obbligatoria per legge dal 1 gennaio 2022. Va creato al più presto un centro di separazione dei tessili anche a Roma. Se può essere utile, l’esperto Fabrizio Tesi, membro dell’associazione Astri (Associazione Tessile Riciclato Italiana) di Prato, è disponibile a fornire la propria esperienza ai responsabili per questo settore. Va detto che nei centri dove si smistano gli abiti usati si riscontra mediamente un 60% di tessili destinati ad essere rivenduti nei mercatini dell’usato, un 35% è la frazione destinata al riciclo e quella destinata a smaltimento è il 5%. Per questa ultima parte ci sono impianti di pirolisi che non producono emissioni.
Ingombranti
A pag.88 la tabella 6.3.1 indica che nel 2019 a fronte di una produzione totale di 49.907 t di ingombranti sono state raccolte in modo differenziato solo 29.724 t
Proposta n.6 Impianto di riciclo dei materassi o di separazione manuale. E’ necessario creare un centro di riciclo dei materassi poiché i singoli elementi che compongono il materasso sono recuperabili al 90%. In questo modo si risparmierebbero 13.500 t di CO₂ ogni 10.000 tonnellate di prodotti trattati. Nella vicina Francia invece, già da molto tempo Recyc Matelas Europe recupera il 92%. I materiali ricavati sono destinati al riciclo nel seguente modo: Metalli 18% à industrie siderurgiche, acciaierie, ferraioli. Poliuretano 23% -> industrie del rivestimento, industrie di automobili, traversine Lattice 11% -> lamine sottomassetto per l’isolamento acustico Feltro 8% -> industrie dell’auto Tessuti in Polyester 8% -> alle industrie dell’auto e dell’isolamento termico, alla produzione di ovatte, feltri per trapunte. Tessuti in cotone come la fodera 2% -> produzione tatami, filtri per olio, imbottiture, zerbini, feltri per auto ed ovatte. Lana 5% -> pannelli isolanti, filtri per bonifiche, panni assorbenti e i booms, ovvero dei rotoli di lana che possono essere usati nei porti, appesi alle banchine o sistemati per delimitare le corsie ed effettuare così la loro funzione assorbente di idrocarburi costantemente e non solo nel caso di incidenti. Legno 7% -> energia da biomasse o pallet In Francia ma anche in Italia la parte tessile, il feltro e il latex vengono trasformati in isolanti termici utilizzati nell'edilizia e nell'industria automobilistica e in piccola percentuale anche in tatami per le palestre.
Impianto per il riciclo dei RAEE.
A pag. 88 la tabella 6.3.1 indica che nel 2019 a fronte di una produzione totale di 17.343t di RAEE sono state raccolte in modo differenziato solo 8.917t.
Proposta n.7 Occorre organizzare capillarmente la raccolta nei Centri per il conferimento. Nella regione Emilia Romagna già da molto tempo operano ditte come DISMECO che trattano, recuperano e smaltiscono diverse tipologie di RAEE ricercandone la massima resa in termini di materie prime recuperate tramite soluzioni tecnologiche impiantistiche più appropriate per ciascuna tipologia. Il titolare Claudio Tedeschi, stima che in questo settore, a Roma, ci sia materiale sufficiente per dare lavoro a 150 persone al giorno. https://www.dismeco.com/
Impianto per il riciclo del Car Fluff
A pag.230 sono evidenziate le criticità derivanti dal recupero del Car Fluff generato dalla demolizione dei veicoli fuori uso. Si ipotizza che la produzione di fluff a Roma sia di 30.000 t/a. Secondo le indicazioni del Programma Nazionale il recupero di energia da questo materiale a elevato potere calorifico appare come la soluzione gestionale a minor impatto ambientale. Nelle mie osservazioni al PNGR avevo già comunicato l’esistenza di tecnologie alternative agli inceneritori con recupero energetico per trattare il car fluff.
Proposta alternativa n.8 Per Il recupero del car fluff ci sono impianti che ricavano energia senza produrre emissioni come gli inceneritori. Sono impianti di pirolisi come, ad esempio, quello di REP Italia. https://www.repitaliasrl.com/dimostrazioni
Impianto per il riciclo dei rifiuti ospedalieri pericolosi
A pag. 229 si afferma: “Per Roma Capitale, la stima per i rifiuti sanitari pericolosi è di circa 13.000 t nel 2019. Tra i rifiuti sanitari, quelli classificati come pericolosi a rischio infettivo devono essere sottoposti a smaltimento secondo le seguenti prescrizioni: - i rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo che presentano anche una delle caratteristiche di pericolo di cui all’allegato I del D.Lgs. 152/06 possono essere smaltiti unicamente in impianti di incenerimento per rifiuti pericolosi; - i rifiuti sanitari pericolosi a solo rischio infettivo possono essere smaltiti in: impianti di incenerimento di rifiuti urbani e in impianti di incenerimento di rifiuti speciali, purché siano introdotti nel forno direttamente, senza essere mescolati con altre tipologie di rifiuti; - impianti di incenerimento dedicati. Si propone inoltre di “incentivare la sperimentazione di tecniche innovative di trattamento dei rifiuti sanitari, con particolare riferimento alla sterilizzazione”
Proposta alternativa n.9 Molto probabilmente al MITE non conoscono l’esistenza di tecnologie efficaci come gli impianti di pirolisi specifici per rifiuti ospedalieri ed il D.Lgs. 152/06 andrebbe aggiornato. Si forniscono alcune specifiche tecniche dell’impianto prodotto dalla Ditta Isotech: Impianto per trattare 13.000 t. Costo € 8.000.000,00 Se l’umidità relativa dei rifiuti in ingresso è pari al 35-40%, si avrebbero a disposizione circa 8000 t/y di sostanza secca, cioè 1000 kg/h. Stima prudenziale: ogni 1000 kg si producono 400/500 Nmc di syngas con 5 kW di potere calorifico. Energetica elettrica prodotta 400 x 5 / 3.33 = 600 kW/h di energia elettrica. 600 kW/h di energia elettrica x per ottomila ore lavorative = a 4800 MWe/y. ll recupero di energia dai sistemi cogenerativi è di circa 5000 MW/y di energia termica. In alternativa dal syngas si può ottenere metano per via catalitica. Da 400/500 Nmc di syngas si possono produrre circa 150 Nmc di metano. Di conseguenza: 150 x 8000 = 1.200.000 Nmc/y di metano. http://www.isotechweb.com/energia.html [email protected]
Impianto per il riciclo dei fanghi di depurazione
A pag 226 del Piano si afferma: ”In un territorio fortemente urbanizzato come il Comune di Roma, il recupero energetico dei fanghi appare – in sostituzione dello smaltimento a discarica - come una soluzione ambientalmente sostenibile. Si stima che la produzione di fanghi essiccati che possono essere considerati nel Piano sia tra le 20–30.000 tonnellate/anno”.
Proposta alternativa n.10 La società Bioforcetech si occupa di fornire soluzioni per i Fanghi di Depurazione utilizzando due processi efficienti e di alto valore, il Biodryer e le unità di pirolisi "serie P". Il processo Bioforcetech è diviso in 2 fasi: BioEssiccazione e pirolisi. Entrambi i sistemi possono essere installati indipendentemente o combinati. Nel trattamento dei fanghi di depurazione (Fanghi di Depurazione municipali o fanghi industriali) la combinazione dei 2 processi garantisce un trattamento con costo energetico nullo al netto del bilancio.
Rifiuti Speciali
A pag 222 del Piano si afferma: ”L'analisi di selezionati flussi di rifiuti speciali porta a identificare una potenziale ulteriore richiesta di capacità di trattamento termico con recupero energetico”. Le quantità stimate sono indicate in Tabella: tipologia rifiuti speciali ton/anno rifiuti sanitari pericolosi 10 - 12.000 fluff da rottamazione veicoli 30.000 fanghi depurazione essicati 20 - 30.000 totale stima 60 – 72.000 .
Proposta alternativa n.11 Come già indicato in risposta alle singole voci, per trattare le 60-72000 t che si vorrebbero destinare all’inceneritore ci sono tecnologie dedicate come la pirolisi che sono molto più performanti perché non produce emissioni e pertanto non necessita di un ulteriore costoso impianto per abbattere la CO2 ma, a parità di materiali trattati, produce molta più energia elettrica e/o carburanti. Impianto per il riciclo dei materiali collocati nelle discariche. Proposta n.12 Infine, se la Capitale d’Italia volesse intraprendere la bonifica delle numerose discariche che hanno accolto negli anni i suoi rifiuti, la tecnologia per farlo c’è. E’ una tecnologia che li tratta senza produrre emissioni perché utilizza un processo di pirolisi ed il gas prodotto è trasformato in energia elettrica e/o in carburanti diesel a basso tenore di zolfo.
Conclusioni
Il previsto inceneritore con recupero di energia, al quale occorre aggiungere un costoso impianto per ridurre la CO2 prodotta, ed un impianto di inertizzazione delle ceneri leggere, per un costo complessivo preventivato di 150 milioni di euro, non costituisce la tecnologia maggiormente performante per chiudere il ciclo recuperando energia. Al contrario, le tecnologie dedicate indicate e quelle per la chiusura del ciclo, costituiscono le vere tecnologie green perché consentono la massima selezione dei materiali indifferenziati e quindi il massimo sviluppo dell’economia circolare e la chiusura del ciclo mediante produzione di energia pulita e/o carburanti. La somma di 150 milioni di euro preventivata per la costruzione degli impianti necessari per dare una patente green all’inceneritore con recupero energetico, andrebbe destinata alla costruzione dei due impianti di selezione dei rifiuti indifferenziati proposti.