A Hera la gestione della centrale geotermica di Casaglia
Dopo aver vinto la gara per l’assegnazione della concessione del sito, in RTI con Enel Green Power, Hera ha formalizzato l’acquisizione degli impianti
Il Gruppo Hera (associata assieme ad Enel Green Power in un Raggruppamento Temporaneo di Imprese) ha rilevato la centrale geotermica di Casaglia, dopo che a fine settembre 2017 la medesima RTI aveva ottenuto la concessione per la coltivazione del giacimento geotermico presente nel sottosuolo ferrarese.
Tale concessione era stata assegnata alla RTI in seguito all’aggiudicazione di una gara pubblica, che fissava, tra l’altro, i termini per il trasferimento delle strutture e degli impianti strumentali allo sfruttamento del giacimento - avvenuto appunto a fine 2019 - dalla precedente concessionaria alla RTI vincitrice del Bando, al quale il Gruppo Hera partecipa.
L’acquisizione della centrale geotermica da parte del Gruppo Hera, anche se in quota parte, costituisce un’importante novità per la città di Ferrara. Qui Hera è infatti anche gestore del servizio di teleriscaldamento, al quale la geotermia è intimamente connessa: la rete di acqua calda ferrarese, infatti, si approvvigiona per circa il 43% del calore necessario proprio dall’energia termica che fluisce dal sottosuolo: un’energia rinnovabile e completamente pulita, che contribuisce a fare del teleriscaldamento ferrarese uno degli impianti geotermici più importanti a livello europeo.
In questo scenario, il controllo da parte di Hera della fase estrattiva dell’energia geotermica – il cosiddetto upstream energetico – consentirà alla multiutility di dare nuovo impulso al servizio del teleriscaldamento in città, sia a vantaggio del mercato residenziale sia di quello produttivo.
Già in sede di gara, infatti, è stato presentato un piano per il miglioramento della produzione dei pozzi esistenti, che avverrà in parte grazie a più efficienti condizioni operative e in parte grazie all’utilizzo di una parte di calore che, sino ad oggi, non veniva sfruttato: si tratta, in questo caso, di una parte di risorsa geotermica a temperatura medio/bassa, non idonea per alimentare il teleriscaldamento ma che potrebbe essere utilizzata da settori produttivi come la viticoltura o l’itticoltura.