Osservatorio Accenture-Agici: giù (-22%) gli utili delle utility italiane
Le multiutility sembrano reggere la crisi meglio rispetto ai soggetti attivi in un unico comparto. Migliori i risultati dei grandi gruppi energetici europei: fatturato +22%
I consumi energetici non crescono, gli incentivi pubblici diminuiscono, la concorrenza si fa sempre più accesa. La crisi globale investe anche le utility, ma arrivano risultati incoraggianti dai grandi gruppi energetici europei (fatturato +22%, utile +3%, debito +4%) e in parte dalle multiutility italiane (ricavi +20% ma con una forte riduzione degli utili, -22%, e l’incremento dell’indebitamento a +52%) che reggono l’urto grazie a un modello organizzativo più flessibile e adattabile alle esigenze del mercato.
Sono i risultati del tredicesimo “Osservatorio utilities” di Accenture e Agici finanza d’impresa che analizza le strategie dei top player italiani ed europei. Lo studio è stato presentato la scorsa settimana a Milano.
Il mercato italiano – Le multiutility, riferiscono i ricercatori, sembrano reggere meglio la crisi rispetto ai soggetti attivi in un unico comparto. Nel 2012 le prime dieci italiane hanno registrato una crescita di ricavi aggregati del 6% (+20% nel quinquennio 2008-2012). Risultati inferiori, invece, per i gruppi focalizzati sull’energia: +4% rispetto al 2011.
Le utility operanti nell’idrico presentano numeri interessanti e in costante aumento, grazie soprattutto alle performance di operatori che hanno adottato una visione industriale di lungo periodo (Aqp e Smat Torino). Meno incoraggianti, infine, i risultati dei player attivi nei rifiuti, poco performanti – sostiene il rapporto – “a causa delle tariffe tenute basse per soddisfare bisogni sociali della collettività di riferimento”.
“Le ragioni della crisi delle utility sono molteplici e non tutte riconducibili alla più generale congiuntura economica e finanziaria globale – afferma Andrea Gilardoni, presidente dell’Osservatorio e docente all’università Bocconi. – Da qui l’individuazione di una serie di possibili azioni di rilancio del settore – continua – all’interno di un rinnovato quadro di politica industriale: valorizzazione delle diverse forme di partenariato pubblico privato, incentivazione della concorrenza, predisposizione di un testo unico per gli Spl, authority indipendenti in tutti i settori e rinnovato ruolo delle istituzioni. Su tutte la Cassa depositi e prestiti”.
Il quadro paneuropeo – L’Osservatorio fotografa la crisi del mercato europeo dell’energia. Rispetto al 2008, le maggiori utility continentali vedono crescere il fatturato (+22%) ma a fronte di utili sostanzialmente stabili (+3%) e debiti in leggero aumento (+4%), nonostante i massicci disinvestimenti effettuati da tre anni a questa parte. Per i prossimi due anni si prevedono fatturato e utili stabili, mentre l’indebitamento sembra finalmente destinato a calare, anche se in maniera limitata (-8%).
Su queste performance non brillanti pesa un mercato energetico europeo che vede consumi stabili o addirittura in calo. Secondo le analisi di Accenture e Agici, infatti, la domanda di energia in Europa rimarrà stabile da qui al 2030.
“Lo spostamento verso altre fonti energetiche più efficienti sta determinando una trasformazione strutturale del mercato, una piccola rivoluzione a cui non tutte le utility sono preparate – osserva Claudio Arcudi, executive partner di Accenture. – È necessario quindi reagire adeguando la produzione al nuovo mix energetico e facendo leva sulle tecnologie smart per automatizzare e supportare la flessibilità della generazione di energia da fonti rinnovabili”.