Preservare la qualità dell’acqua potabile in Veneto: Hydrodata partecipa al progetto per il nuovo serbatoio di Montagnana
Nel nuovo serbatoio saranno convogliate le acque in esubero delle centrali idriche di Carmignano e di Piacenza d’Adige, per garantire assenza di contaminazione da residui chimici
Preservare l’acqua potabile da PFAS (Sostanze Perfluoro Alchiliche) è il motivo all’origine del progetto per la creazione di un nuovo serbatoio nell’area geografica compresa fra Padova, Verona e Vicenza, nel quale saranno convogliate acque non contaminate. Il progetto esecutivo dell’opera era stato presentato da Hydrodata nel gennaio 2020, in risposta al bando pubblico Acquevenete SpA (gestore del servizio idrico integrato per 108 Comuni delle province di Padova, Rovigo, Vicenza, Verona, Venezia) di fine 2018. Attualmente sono in corso le prime fasi di cantierizzazione.
Le Sostanze Perfluoro Alchiliche sono una famiglia di composti chimici utilizzati per le loro caratteristiche impermeabilizzazione nella concia delle pelli, nel trattamento dei tappeti, nella produzione di carta e cartone ad uso alimentare. Sono sostanze tossiche per l’uomo e per tutti gli organismi viventi e, se non smaltiti correttamente nell'ambiente, penetrano facilmente nelle falde acquifere inquinando anche l’acqua potabile. Il danno ambientale in Veneto ebbe inizio nel 1965, quando nel comune di Trissino in provincia di Vicenza venne costruito un polo chimico di un’azienda tessile. A quei tempi lo smaltimento di queste sostanze non era stato ancora normato.
Il progetto di estensione dello schema acquedottistico nell’area Monselicense – Estense – Montagnanese, a cui ha contribuito Hydrodata nella fase progettuale, rientra nelle opere urgenti per emergenza PFAS ed è coerente con il Modello Strutturale degli Acquedotti del Veneto (MO.S.A.V), che individua gli schemi di massima delle principali strutture acquedottistiche necessarie ad assicurare il corretto approvvigionamento idropotabile nell’intero territorio regionale, i criteri e i metodi per la salvaguardia delle risorse idriche, la protezione e la ricarica delle falde. Obiettivo prioritario del Modello è la rimozione degli inconvenienti causati dall’eccessiva frammentazione delle attuali strutture acquedottistiche, mediante l’accorpamento massiccio dei piccoli e medi acquedotti, così da ridurre le attuali fonti di approvvigionamento con un risparmio di risorse idropotabili non inferiore al 15%.
Nello specifico, lungo l’esistente asse principale Monselice Montagnana saranno realizzati oltre 20 km di condotte per convogliare gli esuberi di acqua della centrale idrica di Carmignano (da nord) e della centrale idrica di Piacenza d’Adige (da sud) nel nuovo serbatoio di Montagnana, che comprende due vasche da 5.000 m3 ciascuna e una centrale di pompaggio. Ai fini della messa a punto del progetto, Hydrodata ha realizzato una modellazione idraulica della rete acquedottistica, con l’obiettivo di rendere efficiente la condotta adduttrice e l’alimentazione al serbatoio di Montagnana. Recentemente sono stati affidati i lavori di realizzazione dell’opera e sono ora in corso le prima fasi di cantierizzazione, sulla base del progetto esecutivo presentato da Hydrodata.
“Siamo orgogliosi di avere partecipato, in collaborazione con G&V Ingegneri Associati, lo Studio Striolo, Fochesato&Partners e l’architetto Doris Castello a questo importante progetto di riorganizzazione della rete acquedottistica veneta. L’inquinamento della falda acquifera è un tema di grande attualità e gli interventi di bonifica spesso necessitano di nuove opere. Crediamo fermamente nell’importanza dell’interdisciplinarietà per trattare con competenza le tematiche idriche, per questo il nostro team include ingegneri, idrologi, geologi ed economisti”, afferma Luca Fresia, responsabile della divisione ingegneria di Hydrodata.