Raccolte 4.000 firme di protesta contro l’accordo ACEA-Mekorot
I promotori dell’appello sottolineano che Mekorot, la società idrica nazionale di Israele, attua scelte politiche che sottraggono acqua ai palestinesi e negano loro il diritto di accesso ai Territori Palestinesi Occupati, come documentato da organizzazioni internazionali
Il Comitato No Accordo Acea-Mekorot ha raccolto in pochi giorni oltre 4000 firme su una petizione (http://chn.ge/1jmWN8X) contro il protocollo di intesa firmato lo scorso 2 dicembre 2013 tra Acea, società di servizi controllata dal Comune di Roma, e Mekorot, la società idrica nazionale di Israele. L’appello è stato condiviso da oltre 50 organizzazioni tra cui FIOM-CGIL, ARCI, il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua e il Coordinamento Romano Acqua Pubblica. Tra le adesioni individuali il Sindaco di Napoli Luigi De Magistris, Luisa Morgantini, già Vice Presidente del Parlamento Europeo, Haidi Gaggio Giuliani, madre di Carlo Giuliani, e gli ex senatori Giovanni Russo Spena e Vincenzo Vita.
I promotori dell’appello sottolineano che la Mekorot è un braccio esecutivo che attua scelte politiche che sottraggono acqua ai palestinesi e negano loro il diritto di accesso ai Territori Palestinesi Occupati, come documentate da organizzazioni internazionali come Amnesty International e ONU, palestinesi come Al Haq ed israeliane come Who Profits e B’Tselem. La Mekorot, alla quale sono state “trasferite” nel 1982 tutte le infrastrutture idriche palestinesi dalle autorità militari israeliane, pratica infatti una sistematica discriminazione nella distribuzione dell’acqua. Riduce e raziona le forniture idriche ai palestinesi a favore delle colonie illegali e dell’agricoltura intensiva israeliana, creando nella regione una vera e propria “apartheid dell’acqua”. Il consumo pro capite giornaliero dei coloni israeliani è 369 litri mentre quello dei loro vicini palestinesi è di 73 litri, al di sotto della quantità minima raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (100 litri).
Per queste ragioni, la società idrica Vitens, il primo fornitore di acqua in Olanda, a seguito delle indicazioni del suo governo, ha recentemente interrotto un accordo di collaborazione con la Mekorot, motivando la decisione con l’impegno verso la legalità internazionale. Un impegno assunto anche da altre imprese europee nelle ultime settimane, che vogliono evitare legami con le colonie israeliane, come il fondo pensione olandese PGGM, la Danske Bank, la più grande banca danese, e il fondo statale norvegese.
Una lettera firmata da organizzazioni della società civile palestinese impegnate sulle questioni di acqua, agricoltura e ambiente ricorda l’obbligo legale degli Stati e delle sue istituzioni di “non dare copertura o assistenza alle violazioni israeliane del diritto internazionale” ribadendo che la “proposta di collaborazione tra Acea e Mekorot equivale a una violazione di tale obbligo giuridico”.