Si apre il nuovo “risiko” delle utility - Fassino (Anci) è con Renzi: “Tutti i comuni sotto quota 35%”
Renzi vuole ridurre le ex municipalizzare e la proposta di Anci è di aprire un tavolo, all'interno dell'associazione dei Comuni, per mettere a punto una regola che stabilisca che tutte le amministrazioni locali scendano a una quota massima del 35% nel capitale delle ex municipalizzate
L’obiettivo di Matteo Renzi nel settore delle aziende multiserivizi a controllo pubblico è chiaro e lo ha già detto più volte: bisogna ridurre gli operatori da 8mila a mille. Un'impresa titanica per la sua stessa natura, da sempre in mano a un potere politico locale radicato che difficilmente vuole cedere il controllo di aziende considerate come “galline dalle uova d'oro” - e non solo - con i quali sostengono le casse comunali. Ma oggi, forse complice anche la crisi, i Comuni potrebbero decidere di fare un passo indietro. Milano e Brescia hanno infatti messo sul mercato una quota del 5% di A2A e ora anche Bologna sta meditando il passo su Hera.
Il nuovo obiettivo renziano sembra già assorbito, visto che solo la settimana scorsa il sindaco di Torino e presidente dell'Anci, Piero Fassino, ha aperto alla possibilità di una simultanea discesa degli enti locali nel capitale delle utility. La proposta è quella di aprire un tavolo, all'interno dell'associazione dei Comuni, per mettere a punto una regola che stabilisca che le tutte le amministrazioni locali scendano nel capitale delle ex municipalizzate a una quota di massimo il 35%.
Così, in tutti i comuni a guida centro-sinistra parte la corsa alle concentrazioni, con il supporto della Cdp, che tramite Fsi ha già detto di voler investire 500 milioni. E gli analisti non hanno dubbi: protagonista sarà la bolognese Hera, sia per la sua posizione, viatico tra Nord e Centro Italia, sia per il suo modello di sviluppo ramificato sui quattro settori chiave.
Secondo Mediobanca, poi, la romana Acea - che in settimana sarà protagonista con l'assemblea che prepara il ribaltone del sindaco Ignazio Marino ai vertici del gruppo - sarebbe il consolidatore naturale nel settore idrico tra Lazio, Umbria e Toscana.
A2A e Iren, insieme a Lgh (Cremona, Pavia, Lodi, Rovato e Crema) potrebbe favorire le fusioni nei servizi ambientali. E nel Nordest Hera potrebbe completare l'opera inglobando le utility del gas come Ascopiave. Allora e solo allora si potrà pensare allo step successivo: dare vita in Italia a una società che ricalchi le orme della tedesca Rwe, nata dall'aggregazione di tante piccole realtà controllate da enti locali e ora diventato uno dei protagonisti del mercato europeo.
A Renzi la sfida più grande: far convergere in un'unica direzione le mire dei sindaci e della politica locale, e la necessità di fare cassa dei Comuni. Il modello da seguire sarebbe già scritto: i Comuni come regolatori e la gestione in mani private per garantire utili e qualità.