La stangata dell’acqua e del gas: in dieci anni prezzi quasi raddoppiati
Gli aumenti dei servizi pubblici costano 600 euro in più all’anno per una famiglia tipo. Sulle tariffe pesano le tasse. L’analisi della Cgia di Mestre
Stangata sulle famiglie italiane a causa degli aumenti delle tariffe dei servizi pubblici. Negli ultimi dieci anni la spesa annua media per acqua, gas, rifiuti e trasporti locali è infatti passata dai 1.385 euro del 2002 ai 1.986 euro dell’anno in corso, con un aumento del 43,4%, pari a ben 601 euro per ogni nucleo familiare. Il calcolo arriva dalla Cgia di Mestre che, rielaborando i dati forniti dall’Istat, ricorda come nello stesso arco temporale l’inflazione abbia messo a segno un aumento del 24,5%.
In generale, spiega Giuseppe Bortolussi, segretario degli artigiani di Mestre, “molti di questi aumenti sono riconducibili all’aggravio fiscale che diverse voci hanno subito in maniera ingiustificata. Non va nemmeno dimenticato come i processi di liberalizzazione, che hanno interessato gran parte di questi settori, non abbiano dato luogo agli effetti sperati’’.
Sul fronte tariffario, la crescita più consistente è stata per l’acqua (+71,8%), ma sono rincarate in modo sostanziale anche le tariffe del gas (+59,2%) e per i rifiuti (+56%). Aumenti ampiamente sopra il tasso complessivo d’inflazione anche per i trasporti ferroviari (+47,8%), i pedaggi autostradali (+47,6%), i trasporti urbani (+46,2%), l’energia elettrica (+41,8%) e i servizi postali (+28,1%). Unica eccezione i servizi telefonici che, forti dei consistenti ribassi registrati ogni mese dall’Istat, hanno registrato una contrazione complessiva nel decennio del 7,5%.
Nonostante i forti aumenti registrati dalle bollette dell’acqua e dai biglietti ferroviari, queste tariffe – ricorda la Cgia – rimangono comunque ancor oggi tra le più basse d’Europa. Anche se, prosegue Bortolussi, “il livello basso dei prezzi nasconde una qualità del servizio che non ha saputo crescere di pari passo. Anzi, in molte parti del paese è addirittura peggiorato”. In pratica, il ritocco verso l’alto delle tariffe è servito a far cassa, compensando, solo in parte, il taglio dei trasferimenti imposti in questi ultimi anni dallo stato centrale.