Valotti: “La corruzione si vince con la semplificazione. Anche nei servizi pubblici”
Per il presidente di Utilitalia serve l’introduzione di un unico controllore che svolga tutte le verifiche necessarie
“C'è da sperare che nella stesura del codice si siano tenute in conto anche le norme inserite nel decreto Madia, nel collegato Testo Unico sui Servizi Pubblici Locali, perché all'Italia serve semplificazione”.
Lo ha affermato il presidente di Confservizi e Utilitalia Giovanni Valotti a proposito del via libera in consiglio dei ministri al decreto Appalti, osservando di trovarsi “d'accordo con il concetto espresso dal premier: la corruzione si combatte mettendo regole più semplici e non complicate”.
Intervenendo al convegno dedicato al Testo Unico dei servizi pubblici, Valotti ha ricordato come ci sia uno “stretto legame da parte delle nostre aziende, al tema degli appalti e delle infrastrutture”. E infatti “solo pensando al tema dei controlli e della regolazione, per esempio, i nostri settori - energia, gas, ambiente, acqua, trasporti - hanno procedure da seguire e controlli da parte della Corte dei Conti, dell'Autorità dell'energia, dell'Anac, dei regolatori d'ambito, senza contare le funzioni di indirizzo e controllo dei comuni proprietari. C'è molto da semplificare. C'è molto da integrare”.
L'analisi del presidente di Utilitalia si sofferma anche sui controlli: “Non funziona la sovrapposizione di organismi controllanti. È vero che il nostro non è un Paese di santi ma sugli appalti come su tutti gli altri aspetti dell'esercizio di impresa non ci possono essere decine di organismi su fasi diverse del lavoro”. Quello che serve è “un unico controllore che svolga tutte le verifiche necessarie e non tanti controllori ciascuno con un'unica funzione”.
“La riforma dei servizi pubblici chiede cambiamenti importanti, anche quando fa proprio l'obiettivo della riduzione da 8000 a 1000 aziende - conclude Valotti - e per esperienza so che i cambiamenti nel nostro Paese avvengono solo quando ci sono i giusti incentivi, che non devono e non possono essere sempre e solo economici; in questo caso gli incentivi possono essere una buona regolazione, che continui come finora è stata, l'efficienza delle imprese, cosa che nel pubblico non è un obiettivo cui tendere, e la semplificazione normativa. E forse il legislatore non dovrebbe sempre porsi solo il problema di bloccare e punire gli inefficienti ma anche di incentivare e promuovere le aziende che funzionano”.