Via libera al Decreto Salva-Roma, ma Renzi impone a Marino di bloccare le assunzioni facili nelle municipalizzate
Nel mirino del Governo anche le società municipalizzate minori: il decreto indica chiaramente che andranno dismesse o liquidate. E il sindaco Marino mette sotto accusa anche la gestione dei servizi ai cittadini di Acea
Il decreto Salva-Roma varato venerdì dal Consiglio dei ministri, che mette una “pezza” al buco di bilancio del Campidoglio ed è al centro di uno scontro tra il premier Renzi e il sindaco della capitale Marino, non si limita ridefinire le cifre stanziate: impone infatti anche alcune misure precise che il Comune dovrà attuare. Nel testo si parla di “ricognizione dei fabbisogni di personale delle società partecipate”: un modo criptico per dire che deve terminare l’epoca delle assunzioni all’Atac e all’Ama, le società municipali che gestiscono trasporti e rifiuti. Dovranno esserci degli esuberi e dovranno essere trasferiti ad altre società molti dei lavoratori in eccesso. Nel mirino del Governo anche le società municipalizzate minori: il decreto indica chiaramente che andranno dismesse o liquidate. Due tra gli innumerevoli esempi di spreco, evidenziati dal quotidiano romano Il Messaggero: la società Risorse per Roma, cinquanta milioni all’anno per la pianificazione urbanistica, una funzione che deve essere svolta direttamente dal Comune. Il Comune avrà l’obbligo di trasmettere ai ministeri dell’Interno e dell’Economia e al Parlamento il piano di rientro dal dissesto finanziario.
Nel mirino c’è anche il futuro di Acea, la cassaforte capitolina da sempre finanziatrice dei sindaci che si sono susseguiti. Marino, che ha detto di non voler vendere la multi servizi, ha comunque criticato la mala-gestione di Acea dopo le innumerevoli segnalazioni ricevute da cittadini esasperati. “Non voglio criticare o aggredire i vertici dell'Acea - ha detto Marino -.Voglio semplicemente dire che l'Acea è un'azienda quotata in borsa e va rispettata come tale. Bisogna però utilizzare la prudenza necessaria di separare la politica e il mondo dell'economia. Ma l'Acea è anche una società che, per il 51% è posseduta dal Comune di Roma e la sua mission principale, dal punto di vista del Comune, sono i servizi. In questo momento, come sindaco, devo difendere i servizi e i cittadini romani e non gli interessi degli azionisti”.
Nel corso del suo intervento, il sindaco di Roma ha poi ricordato che ci sono zone della città in cui si costruì senza prevedere l'allaccio alla rete fognaria o all'acqua potabile. “Il compito del Comune è oggi quello di sanare quelle situazioni - ha ribadito ancora Marino - . Per chiunque si troverà a fare la campagna elettorale nel 2018, quelli dell'allacciamento alla rete fognaria, dell'illuminazione, della possibilità di avere l'acqua potabile, ovunque nella nostra città, non dovranno più essere temi elettorali: ho l'ambizione di risolverli entro i 4 anni.”
Intanto, sempre Acea finisce di nuovo nel mirino dell'Autorità per l'Energia. L'ente di vigilanza ha avviato un procedimento sanzionatorio per violazione degli obblighi di lettura e messa in servizio dei contatori elettronici. Si tratta dell'ennesimo richiamo per la società capitolina, multata di recente prima per 517mila euro per non aver rispettato gli obblighi di registrazione delle interruzioni e poi per 150mila per la violazione degli obblighi di trasparenza nel servizio telefonico commerciale.