Alimentazione. Un chilo di carne costa 15.500 litri d’acqua
L’Italia usa il 25% di acqua in meno degli altri paesi con allevamenti. Assocarni, Assica, Unaitalia cercano di fare chiarezza su dati
Essere sotto la media può essere anche un vantaggio: la produzione di carne in Italia, infatti è tra le più virtuose, presentando consumi idrici inferiori alla media internazionale. Le principali associazioni di categoria delle tre filiere italiane della carne - Assocarni, Assica, Unaitalia - hanno creato un marchio forse un po’ forzato (“Carni Sostenibili”) per ridurre l’impatto ambientale notevole del settore.
“In merito agli impatti ambientali delle produzioni zootecniche è opportuno fare un po’ di chiarezza, in quanto si leggono spesso dati fuorvianti che possono confondere il consumatore - ha dichiarato Ettore Capri, direttore del Centro di ricerca per lo sviluppo sostenibile (Opera-Ucsc). - La quantità di acqua impiegata nella produzione di carne, che include anche il dato relativo alle coltivazioni agricole finalizzate a produrre alimenti per animali, è infatti costituita per la maggior parte da green water (ovvero acqua piovana), fonte rinnovabile e tra le più sostenibili. L’acqua effettivamente consumata per produrre carne (“grey” e “blue” water) si riduce quindi a delle quantità nettamente inferiori rispetto al dato complessivo. Inoltre, l’impiego di tecnologie avanzate di gestione dell’acqua (il recupero e la depurazione) e di un suo corretto utilizzo durante la produzione agricola, contribuiscono a renderle più sostenibili”.
Il water footprint della produzione di carne bovina in Italia si attesta a 11.500 litri di acqua per produrre 1 kg di carne (il 25% in meno rispetto ai 15.415 della media mondiale), e solo il 13% (1.495 litri) di questa viene effettivamente “consumato”. Il restante 87% è quindi costituita da “green water”, ovvero l’acqua piovana impiegata nella coltivazione delle materie prime per l’alimentazione degli animali.
Considerando la quantità di carne bovina che, a parere delle associazioni degli allevatori e dei produttori di carni, è consigliata in una dieta equilibrata (2 porzioni da 70-100 g alla settimana), emerge che mangiare carne in giusta quantità non comporta un aumento significativo dell’impatto ambientale, arrivando a un consumo effettivo di circa 300 litri di acqua alla settimana.
Le ragioni del minore volume di acqua impiegata nelle produzioni italiane sono da ricercarsi nel sistema zootecnico nazionale - affermano le organizzazioni di settore - che, essendo basato sulla combinazione di allevamenti estensivi ed intensivi, permette di ottenere una buona efficienza in termini di risorse impiegate per kg di carne prodotta.
A livello complessivo, l’intero settore delle carni (bovino, avicolo e suino) impiega per l’80-90% risorse idriche che fanno parte del naturale ciclo dell’acqua e che vengono restituite all’ambiente come l’acqua piovana; solo il 10-20% dell’acqua necessaria per produrre 1 kg di carne viene quindi effettivamente consumata.