Clima. Le foreste “bloccano” nel legno 800 miliardi di tonnellate di carbonio
Studio brasiliano. Nel 2013 i processi di deforestazione hanno emesso 3,3 miliardi di tonnellate, l'8% delle emissioni totali
Le piante, nel crescere, assorbono la CO2 dall’aria e, con la fotosintesi clorofilliana, trasformano questo composto gassoso del carbonio in foglie e legno, bloccandolo. Secondo il Quinto Rapporto Ipcc, le foreste rappresentano un serbatoio (sink) di carbonio su scala globale. Si stima che quelle in buone condizioni e capaci di rigenerarsi contengano 860 miliardi di tonnellate di carbonio (con un divario di stima di circa 70 miliardi di tonnellate in più o in meno) e che abbiano sequestrato intorno ai 4 miliardi di tonnellate di carbonio tra il 2000 ed il 2007.
Deforestazione e degrado degli ecosistemi forestali, al contrario, riducono il numero di piante e ne disperdono nell’aria, con la loro biodegradazione, il contenuto di carbonio e contribuiscono, quindi, ad aggravare l'instabilità climatica aumentando la probabilità di raggiungere e superare delle soglie pericolose per l'uomo, per la natura e la biodiversità. Già nel 2013 la concentrazione di biossido di carbonio in atmosfera ha raggiunto le 395 ppm (parti per milione), la più alta registrata negli ultimi 800mila anni, del 43% più alta di quella agli inizi della Rivoluzione Industriale del 1750, che risultava essere di circa 277 parti per milione.
D'altra parte, molti modelli suggeriscono che la crescita delle temperatura, le siccità e gli incendi possano trasformare le foreste in un serbatoio debole o, addirittura, in una fonte di emissione di carbonio entro la fine di questo secolo. Senza contare che le emissioni derivanti dai processi di deforestazione hanno raggiunto nel 2013 la cifra di 3,3 miliardi di tonnellate, pari all'8% delle emissioni totali.
Secondo il rapporto “Futuro Climatico da Amazonia”, curato da Antonio Donato Nobre dell'Istituto Nazionale di Ricerche Spaziali brasiliano (Inpe) e voluto dall'Ara (Amazonian Regional Articulation), la foresta amazzonica svolge il ruolo di regolazione del clima in particolare attraverso la capacità degli alberi di trasferire enormi quantità di acqua dal suolo all'atmosfera, attraverso la traspirazione. Sono ben 20 i miliardi di tonnellate di acqua che ogni giorno vengono utilizzati nella traspirazione, l'equivalente di 20mila miliardi di litri: per fare un paragone, il Rio delle Amazzoni ne immette ogni giorno nell'oceano circa 17 miliardi di tonnellate.
Gli alberi operano, di fatto, come dei “geyser legnosi”, trasferendo immensi volumi di acqua nell'atmosfera.
Questo straordinario ciclo tra biosfera e atmosfera consente importanti processi di condensazione, formando nubi e pioggia anche attraverso scambi e spostamenti di aria umida dall'oceano al continente, con il risultato di modalità di precipitazioni estremamente importanti per tutta la foresta, un clima dinamicamente stabile e una reale protezione dagli eventi meteorologici estremi. La deforestazione mette a rischio tutto questo sistema, riducendo drasticamente i meccanismi di evapotraspirazione, con alterazione della formazione delle nubi, della dinamica delle precipitazioni e prolungando le stagioni secche con conseguente inaridimento in diverse aree amazzoniche.
Il rapporto calcola che dall'occupazione umana non tribale dell'Amazzonia sono stati distrutti almeno 42 miliardi di alberi, circa 2.000 alberi al minuto, in maniera ininterrotta da almeno 40 anni. La foresta amazzonica è fondamentale nei delicati equilibri dinamici del sistema climatico. Questo aspetto viene infatti trattato nel Quinto Rapporto sui Cambiamenti Climatici realizzato dall'Ipcc.