Contro le olimpiadi invernali il no di otto associazioni ambientaliste. E si ritirano dal confronto
Secondo Cai, Pro Natura, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Mountain Wilderness, Tci e Wwf non ci sono gli elementi sufficienti per confermare la sostenibilità dei giochi olimpici invernali 2026
“Non abbiamo ad oggi elementi, a poco più di tre anni dai Giochi olimpici 2026 e dopo un confronto avviato e voluto da Fondazione Milano Cortina 2026 sin dal 2021, per potere attestare la sostenibilità ambientale delle opere e dei giochi olimpici invernali, dichiarata nel dossier di candidatura”. Questa la posizione espressa dalle associazioni di protezione ambientale Cai, federazione Pro Natura, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Mountain Wilderness, Tci e Wwf che hanno partecipato giorni fa a un confronto con la Fondazione Milano Cortina 2026 e con la Società Infrastrutture Milano Cortina (Simico) sullo stato di avanzamento degli interventi in vista dei giochi olimpici invernali del 2026. L’organizzazione delle olimpiadi è stata affidata alla Fondazione Milano Cortina per tutto quello che riguarda lo svolgimento dei giochi e alla società Simico per le infrastrutture (villaggi olimpici, impianti sportivi tra cui pista da bob di Cortina, varianti e bretelle stradali, ecc.).
Le otto organizzazioni dicono che “al momento, mentre è in corso una procedura di valutazione ambientale strategica preliminare, focalizzata solo ed esclusivamente sul programma delle tre settimane dei Giochi, Simico finora non ha fornito il quadro dettagliato degli interventi (infrastrutture lineari), connessi e di contesto, inseriti nel piano, che pure è stato trasmesso al ministero dell’Ambiente sin dall’aprile 2022. In particolare, per quanto riguarda la pista da bob di Cortina, malgrado il lievitare incontrollato dei costi (che dai 50 milioni di euro si stima siano già arrivati a 120) e l’alternativa di possibile utilizzo della pista Innsbruck (12 milioni di euro), a impatto zero per il nostro Paese, né la Fondazione, né Simico si dichiarano disponibili a considerare l’alternativa ambientalmente ed economicamente più sostenibile”. Di fatto, osservano le associazioni, “non rendendo disponibili tutte le informazioni (anche sulle opere connesse e di contesto) si è persa un’occasione storica di confronto durante la fase partecipativa, prevista nelle procedure di valutazione ambientale, che avrebbe potuto portare al miglioramento dei progetti e del loro inserimento ambientale, naturalistico e paesaggistico”.
“Per questi motivi le associazioni ritengono, che, con queste modalità di coinvolgimento, non sia più proficua la loro partecipazione al tavolo di confronto voluto dalla Fondazione Milano-Cortina 2026 alla luce di quanto sinora è avvenuto. Le associazioni continueranno comunque a svolgere il proprio ruolo per monitorare, contrastare i progetti sbagliati e impattanti e a proporre alternative laddove possibile instaurando un confronto produttivo con gli interlocutori istituzionali”.