Enea+Ronchi - In città il 68% degli italiani e il 75% dei rifiuti
È stato presentato il secondo rapporto sulla green economy 2013 “Un green new deal per l’Italia”. Le abitazioni consumano dal 30 e al 60 % in più di energia rispetto alla media Ue
“La green economy può rappresentare la chiave di volta per avviare un nuovo ciclo di sviluppo all’insegna della sostenibilità e dell’innovazione tecnologica, con ricadute di lungo periodo che vanno dalla salvaguardia dell’ambiente al rilancio dell’industria e dell’occupazione”. Così Giovanni Lelli, commissario Enea, introducendo i lavori di presentazione del secondo rapporto sulla Green economy.
La prima parte del lavoro affronta il panorama internazionale, partendo da un excursus storico-economico che, dalla crisi del ’29 arriva ai giorni nostri, e fornisce un’ampia illustrazione delle proposte per un green new deal formulate dall’Unep e dall’Ocse, le prospettive per l’affermazione della green economy in Europa, nonché le difficoltà e le potenzialità dell’Italia, prendendo in esame le esigenze di investimenti pubblici e privati, gli effetti sull’occupazione e le riforme indispensabili.
"Anche il Rapporto 2014, dedicato al green new deal - ha aggiunto Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile - ha fornito analisi e studi a supporto degli stati generali della green economy italiana. Durante una delle recessioni forse più lunghe e difficili degli ultimi decenni, investire per innovare, differenziare e convertire prodotti e processi produttivi in chiave sempre più green potrebbe essere una strada per rilanciare il nostro sviluppo. Un forte impulso in questa direzione può venire da concrete iniziative che possono partire, o essere rafforzate, dalle nostre città”.
La seconda parte del rapporto, focalizzandosi sulla realtà italiana, analizza proprio il nuovo ruolo che le città possono avere come volano per uno sviluppo sostenibile. In Italia il 68% della popolazione vive in un ambiente urbano, dove si produce in media il 75 per cento dei rifiuti, e le abitazioni consumano dal 30 e al 60 % in più di energia rispetto alla media Ue.
Tale concentrazione abitativa accresce i problemi ambientali, come l’inarrestabile cementificazione con insediamenti distribuiti in maniera frammentata e disordinata sul territorio, e che continua ad occupare aree libere, spesso agricole, al ritmo di 343 metri quadrati all’anno per ciascun italiano.
Il rapporto si avvale della prefazione di Simon Upton, direttore del dipartimento Ambiente dell’Ocse, e di Tim Jackson, docente di sviluppo sostenibile presso l’Università del Surrey.