Il mare si scalda? Greenpeace e l’Università Genova mettono i termometri nell’acqua delle Cinqueterre
In due anni, il progetto Mare Caldo ha istituito 11 stazioni per il monitoraggio, insieme con il laboratorio tecnico ElbaTech
Greenpeace sta installando nell'area marina delle Cinque Terre sensori per la misurazione delle temperature marine all'interno del progetto Mare Caldo, che in due anni ha istituito 11 stazioni per il monitoraggio degli impatti dei cambiamenti climatici sui mari italiani. I dati raccolti durante i primi due anni di monitoraggio insieme al dipartimento di scienze della terra, dell'ambiente e della vita dell'Università di Genova e al laboratorio tecnico ElbaTech, "indicano chiaramente come i nostri mari si stiano scaldando fino in profondità con gravi impatti sulla biodiversità marina, dalla scomparsa delle specie autoctone più vulnerabili all'invasione di altre specie", si legge in una nota.
“Si tratta di un progetto unico a livello nazionale, che anche dal punto di vista scientifico ha un valore enorme", dice Monica Montefalcone, responsabile del progetto Mare Caldo per l'università di Genova. "È necessario investire in azioni di sistema, in progetti che possano dar vita ad una rete e ad un confronto, proprio come avviene con il progetto Mare Caldo" dichiara Donatella Bianchi, presidente dell'Area marina protetta delle Cinque Terre.
"Il progetto Mare Caldo mostra che anche i nostri mari soffrono l'impatto dei cambiamenti climatici. Per affrontare questa crisi oggi più che mai è necessario liberarci dalla nostra dipendenza dai combustibili fossili e tutelare gli ecosistemi marini più sensibili", conclude Giorgia Monti, responsabile della campagna mare di Greenpeace.