Un mondo a Ecomondo. Rifiuti in spiaggia, tornano i bastoncini per orecchie
Ecco che cosa sporca il mare. Due studi mettono sotto accusa i bastoncini, che erano scomparsi dal mare quando l’Italia ne aveva imposto la biodegradabilità
I rifiuti marini stanno diventando un serio problema per il Mediterraneo, una minaccia sia per gli ecosistemi che lo caratterizzano sia per l'economia delle popolazioni che da esso dipendono. Nel 2050, dice uno studio della Ellen MacArthur Foundation, il peso della plastica negli oceani sarà maggiore di quello dei pesci.
Inoltre l'IPPR-Istituto per la Promozione delle Plastiche da Riciclo, Legambiente ed ENEA hanno presentato a Ecomondo i risultati sulle indagini svolte e le prossime azioni per il riciclo del "beach litter"
Bastoncini per orecchie, frammenti, oggetti e imballaggi sanitari, pellet, tappi e cannucce sono i rifiuti più presenti sulle nostre spiagge. La causa: abitudini errate da parte di consumatori e imprese. È quello che emerge dalla prima indagine sul beach litter promossa dall'Istituto per la Promozione delle Plastiche da Riciclo con Legambiente ed ENEA, presentata ad Ecomondo.
Bastoncini, flaconi, pellet - Obiettivo dello studio era la caratterizzazione del beach litter presente sulle spiagge per poter poi sviluppare un piano di riciclo per questi materiali e capire, al contempo, come sensibilizzare consumatori e imprese a porre una maggiore attenzione nella loro gestione quotidiana dei rifiuti, rimuovendo abitudini errate: dai bastoncini per orecchie gettati nel WC ai flaconi abbandonati direttamente sull'arenile, ai pellet di imballaggi industriali o commerciali dispersi nell'ambiente.
Due spiagge a confronto - I campionamenti sono stati svolti in due spiagge del litorale tirrenico, la spiaggia di Coccia di Morto in provincia di Roma e la spiaggia della Feniglia in provincia di Grosseto. Sul totale dei rifiuti presenti, la percentuale di plastica è in entrambi i casi superiore al 90% (leggermente più alta della media nazionale, che è dell'80%, secondo i dati di Legambiente).
I campioni raccolti rispecchiano le specificità delle due spiagge, che hanno caratteristiche differenti per tipologia, flusso di bagnanti, vicinanza ad insediamenti urbani e industriali, facilità di accesso alla spiaggia. Nonostante ciò gli oggetti più presenti, come d'altra parte nel resto delle spiagge italiane, sono simili, come i bastoncini cotonati e i "frammenti", residui di materiali degradati dall'effetto del sale marino, dai raggi UV e dagli agenti atmosferici, non più identificabili univocamente.
Le plastiche più diffuse - Il Polipropilene (PP) e il Polietilene (PE) sono i polimeri plastici maggiormente presenti in entrambe le spiagge ed insieme costituiscono rispettivamente l'88% (Coccia di morto) e il 76% del totale degli oggetti trovati (Feniglia).
Un primo passo - "Lo studio rappresenta solo il primo passo per affrontare il problema del beach litter - dichiara Angelo Bonsignori, Presidente dell'IPPR e Direttore Generale della Federazione Gomma -Plastica. - Abbiamo recentemente costituito il "Tavolo permanente per il riciclo di qualità" per analizzare, anche attraverso il coinvolgimento delle aziende di riciclo, la concreta fattibilità di recupero dei materiali presenti sulle nostre spiagge. Specialmente per quella frazione degradata o composta da diversi polimeri che non possono tornare tal quali nelle rispettive filiere. Intendiamo inoltre promuovere una prima campagna di raccolta del beach litter in alcuni Comuni costieri in accordo con le Amministrazioni e studiare la realizzazione di un impianto pilota per il riciclo di questi materiali".
Il dibattito - Una problematica sulla quale Ecomondo ha puntato i riflettori già nel 2016 e che ha riproposto quest'anno con il convegno di questa edizione 2017 “Prevenzione e gestione dei rifiuti marini per un mare più produttivo”, a cura di Legambiente, Comitato Tecnico Scientifico Ecomondo, Enea, Università di Bologna, Università di Siena, Cluster Blue Growth, Sustainable Development Solutions Network (SDSN).
I lavori sono stati presieduti da Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente, che ha sottolineato in apertura il rilievo assoluto dei relatori presenti, tra cui i massimi esperti mondiali sul tema come Francois Galgani, di IFREMER, Cristina Fossi, Università di Siena, e Nicolas Kalogerakis, che hanno fornito il quadro del fenomeno a livello globale.
Nel Mediterraneo - Otto milioni di tonnellate di rifiuti, in prevalenza plastica (80%) sono presenti nei mari e oceani della Terra, 700 tonnellate nell'area del Mediterraneo, ha riferito Francois Galgani, studioso del fenomeno da anni. Mille e quattrocento le specie marine colpite, 263 milioni di euro annui i costi a livello europeo. Intervenire si deve e si può. "Bisogna intervenire in maniera integrata - ha sottolineato nel suo intervento il professor Fabio Fava, presidente del Comitato scientifico di Ecomondo - coinvolgendo più soggetti per rimuovere la plastica in mare e ciò che si raccoglie bisogna capire come valorizzarlo. C'è una partita da giocare, ovvero riciclare in maniera attenta".
Nel corso del convegno sono stati presentati anche i risultati dello studio sulla riciclabilità del beach litter promosso dall'Istituto per la Promozione delle Plastiche da Riciclo con Legambiente ed Enea. Nel corso del convegno ad Ecomondo Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente ha anche annunciato che l'associazione ha appena "depositato alla Camera il disegno di legge che mette al bando la commercializzazione dei bastoncini". Un'iniziativa del presidente della Commissione Ambiente alla Camera Ermete Realacci, su spinta delle campagne di Legambiente e MareVivo. Loris Pietrelli, di Enea: "Abbiamo fatto il conto di quanti cotton fioc potremmo trovare oggi in una giornata: cento milioni, lungo le coste italiane. Messi uno dietro l'altro possono formare un ago in grado di arrivare al centro della terra".
L’invenzione di Castalia - In tema rifiuti in mare, è stata presentata ad Ecomondo anche la proposta di Castalia. Si tratta di un dispositivo di raccolta selettiva costituito da una barriera di polietilene che intrappola e raccoglie la plastica galleggiante e semiaffondata che arriva dai fiumi.