G7 Ambiente oltre Trump: accordo su 3R, marine litter e roadmap efficienza
Diversi i punti fissati nell’accordo: dall’economia circolare alla roadmap sull’uso efficiente dei materiali fino alla definizione di metodologie sull’inquinamento marino
Tutti d’accordo su tutto, tranne che sul clima e sui finanziamenti alle Banche di sviluppo, punti rispetto ai quali gli Stati Uniti imboccano una strada autonoma rispetto agli accordi di Parigi.
Il G7 ambiente guidato dal ministro Galletti nella sua Bologna, si è chiuso senza sorprese, con un accordo congiunto che coinvolge Canada, Francia, Italia, Germania, Giappone, Regno Uniti e Unione europea e dal quale, come ampiamente preannunciato, resta esclusa l’amministrazione Usa. Nel dettaglio, il documento conferma che i partecipanti hanno sottoscritto l’accordo ma che, su due punti, c’è una postilla di sei righe di fonte statunitense, a margine del documento, in cui si segnala che:
We the United States of America continue to demonstrate through action, having reduced our CO2 footprint as demonstrated by achieving pre-1994 CO2 levels domestically. The United States will continue to engage with key international partners in a manner that is consistent with our domestic priorities, preserving both a strong economy and a healthy environment. Accordingly, we the United States do not join those sections of the communiqué on climate and MDBs, reflecting our recent announcement to withdraw and immediately cease implementation of the Paris Agreement and associated financial commitments.
La posizione Usa prevede, dunque, di portare avanti una propria strategia che richiama l’annuncio dell’addio all’accordo di Parigi, sulla base delle esigenze di mantenere un’economia forte; l’altro punto (che richiama la prima nota) riguarda la partecipazione alle cosiddette Multilateral Development Banks (MDBs), con l’accento proprio sulla prima parola “multilaterale” che piace poco a Donald Trump, il quale ha deciso di portare avanti le strategie di riduzioni delle emissioni inquinanti percorrendo una strada “propria” (in realtà non nuova lo stesso storico Protocollo di Kyoto non è mai stato sottoscritto da Bill Clinton) anche in materia finanziaria.
Le parole d'ordine del governo italiano come dialogo, confronto e collegialità - ma anche il famoso dilemma del prigioniero, o si vince tutti o non vince nessuno - citato più volte da Galletti - hanno dovuto fatto i conti con il nuovo corso di Trump, che ha eretto un nuovo muro ideale, che ora separerà gli Usa dagli altri Paesi industrializzati, almeno nella corsa alla riduzione delle emissioni inquinanti, e la cui scelta è stata mediaticamente immortalata nell'addio anticipato al summit di domenica pomeriggio del direttore dell'Agenzia per la protezione ambientale (Epa) Scott Pruitt.
Arvranno ragione i rassicuranti ministri - il francese Hulot, la tedesca Hendricks, ma anche la canadese McKenna - , secondo i quali ciò che conta adesso è che la porta non venga chiusa definitivamente? Parigi e Berlino hanno fatto sapere di essere preoccupate di come colmare il probabile minore apporto di fondi alle Banche globali di investimento. Ma dagli staff dei ministri ci sono mezze conferme che gli Stati Uniti non si vogliano tirare indietro del tutto dallo stanziamento globale da 100 miliardi, ad esempio verso i Paesi africani: ma solo per una piccola parte, per ora non ben precisata e quantificata.
Detto questo, il communiquè evidenzia i tanti risultati raggiunti tutti insieme: agenda sviluppo sostenibile, finanza, rifiuti in mare, banche d’investimento, Africa, riciclo ed economia circolare, tassazione ambientale ed eliminazione dei sussidi, banche e aziende (tra i punti approvati anche quello di mobilitare la finanza verde per le pmi).
Su marine litter si punta, ad esempio, ad attuare ulteriormente il piano d'azione del G7 per combattere l'abbattimento marino (APML) attraverso alcune iniziative, tra cui l’armonizzazione di indicatori e metodologie basate sulla scienza per il monitoraggio e la valutazione e la riduzione progressiva delle materie plastiche anche attraverso la ricerca di sostituti.
Tra le decisioni importanti da segnalare c’è anche la definizione di una roadmap a 5 anni sull'uso efficiente delle risorse per dare priorità alle azioni che promuovono la gestione dei materiali basati sul ciclo di vita, l'efficienza delle risorse e le 3R (recupero, riciclo e riuso), inclusa nella catena di approvvigionamento. In tal modo, i maggiori Paesi riconoscono l'importanza del coinvolgimento degli stakeholder con il ruolo significativo degli affari nel raggiungimento dell'efficienza delle risorse.