Il piano: vietato costruire case in aree a rischio idrogeologico
Il ministro Clini consegna al Cipe la strategia di difesa del territorio da alluvioni e cambiamenti climatici, che prevede un’assicurazione obbligatoria per coprire i rischi. Sarà finanziata da una nuova accisa sui carburanti e dalle aste della CO2. “Ne prendiamo atto – commentano i geologi – ma al momento non si riescono nemmeno a spendere i 4 miliardi di euro destinati alla prevenzione dal 1988 ad oggi”
Vietato costruire case e aziende in aree a rischio idrogeologico molto elevato. È una delle azioni prioritarie contenute nelle linee strategiche per la tutela del territorio che il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, ha inviato al Cipe.
La bozza prevede inoltre un’assicurazione obbligatoria per coprire i rischi connessi ad eventi climatici estremi su beni e strutture sia dello stato sia dei privati. E ancora: lavori di manutenzione dei corsi d’acqua e di difesa dei centri abitati, recupero dei terreni abbandonati, difesa dei boschi, protezione delle coste e delle lagune esposte all’innalzamento del mare e riattivazione dei bacini idrografici.
Per finanziare il piano di tutela del territorio ci sarà un fondo nazionale 2013-2020 alimentato anche da un prelievo, determinato annualmente, su ogni litro di carburante consumato fino al raggiungimento di 2 miliardi all’anno, ma non con l’aumento di accise. Inoltre, il fondo sarà alimentato per circa 500 milioni con il 40% dei proventi derivanti dalle aste dei permessi di emissione, che dall’inizio del 2013 saranno a pagamento. Il ministro ha finora spiegato che per il piano di tutela del territorio occorrono circa 40 miliardi di euro per 15 anni, ossia circa due miliardi e mezzo l’anno.
I geologi hanno accolto il piano con una nota polemica: “Ne prendiamo atto, continuando a ribadire le necessità di una drastica riduzione del consumo di suolo – commenta Gian Vito Graziano, presidente del Consiglio nazionale. – È evidente che ogni anno i costi dei danni dovuti al dissesto idrogeologico assorbono gran parte delle risorse, ma trovarle imponendo un’assicurazione obbligatoria lascia perplessi, soprattutto in un momento così delicato. Quando poi non si riesce nemmeno a spendere i 4 miliardi di euro destinati alla prevenzione dal 1988 ad oggi”. “In Italia – conclude il capo dei geologi – è necessaria una nuova filiera di competenze e di responsabilità”.
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