Primati negativi. I ghiacci dell’Artico perdono altri 130mila chilometri quadri
I dati sono del National Snow and Ice Data Center (Usa). Allarme del Wwf, gli effetti del cambiamento climatico si moltiplicano
I ghiacci dell’Artico ai minimi storici con un'estensione anche in inverno pari a 14,54 chilometri quadrati, il minimo dal 1979, anno in cui i satelliti hanno iniziato a monitorare l'area. Il dato, un terribile record, è riportato dallo studio statunitense National Snow and Ice Data Center dell'Università del Colorado.
I glaciologi hanno registrato la contrazione nell'inverno artico il 25 febbraio scorso e, rispetto al 2011, sarebbero scomparsi 130mila chilometri quadrati di ghiacci al Polo Nord. Uno scenario che scatena l'allarme del Wwf il quale, non appena pubblicati i dati di Nsidc, evidenzia come questo scenario “si aggiunge alla notizia che il 2014 è stato l'anno più caldo da quando si misurano le temperature e che quello passato è stato l'inverno più caldo nell'emisfero nord della Terra”.
“Le grida di allarme sul cambiamento climatico in corso si moltiplicano, a una settimana dall'evento globale del Wwf Earth Hour, il prossimo 28 marzo, che vuole unire il mondo per cambiare il cambiamento climatico” afferma l'associazione ambientalista. “Un febbraio molto caldo in Alaska e Russia ha contribuito al record negativo della massima estensione del ghiaccio in Artico. Infatti, la sua portata invernale è diminuita di 1,1 milioni di chilometri quadrati rispetto alla media verificatasi dal 1981 al 2010: si tratta di una superficie che è oltre il doppio di quella della Svezia. Un dato che colloca quest'anno al di sotto del più basso livello precedente raggiunto nel 2011” avverte ancora il Wwf.
Meno ghiaccio per riflettere i raggi del sole porterà il mare a dover assorbire più calore, peggiorando ulteriormente le condizioni del ghiaccio nel corso del tempo.
“La notizia è pessima, perché - avverte Mariagrazia Midulla, responsabile Clima e Energia Wwf Italia - quello che succede in Artico molto probabilmente avrà conseguenze su tutte le dinamiche climatiche globali. Il cambiamento non si fermerà al Circolo Polare Artico, purtroppo”.