Pro e contro le trivelle. Il dibattito
Ecodem: "Il nostro petrolio sono le rinnovabili". Federpetroli: “Vogliamo impegno costante dal governo, non solo slogan elettorali”
"Continuare a sviluppare le rinnovabili dovrà essere la priorità per le politiche energetiche del nostro paese": con queste parole Silvia Fregolent, esponente Ecodem e responsabile economia dei deputati del Pd, commenta i risultati dello studio della multinazionale statunitense General Eclectric che certifica l'Italia al primo posto in Europa per lo sviluppo della green economy.
"Entro il 2014 in Italia l'energia creata dalle fonti verdi sarà superiore a quella delle centrali tradizionali e quindi inquinanti. Quello che occorre oggi è l'attuazione di provvedimenti capaci di incentivare produzione e utilizzo delle energie pulite senza incidere troppo nelle bollette dei consumatori, lasciando perdere avventurosi e controproducenti esplorazioni per la ricerca di idrocarburi in mare. Il nostro petrolio - conclude Silvia Fregolent - sono le rinnovabili".
In merito alle dichiarazioni da parte di Romano Prodi e del ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, il presidente della FederPetroli Italia, Michele Marsiglia, entra nel vivo della discussione sulla ricerca e sfruttamento di idrocarburi in Italia. “Da anni continuiamo a informare la politica, che viviamo su un mare di petrolio e gas e, solo ora, assistiamo al pronunciamento favorevole all'estrazione di idrocarburi di alcuni esponenti politici. Mi rallegra che Romano Prodi suggerisca una cura all'Italia e che si unisca a quello che ripetiamo da anni. Spero non sia solo uno slogan elettorale. Comunque, ben felici di reclutarlo nella squadra. Abbiamo dichiarato di sfruttare i nostri giacimenti petroliferi, le nostre risorse ed aprire i rubinetti (giacimenti e pozzi giù ultimati). Occasioni sono state la crisi libica e l'incognita Russia, che hanno costretto l'Italia a ridimensionare l'approvvigionamento interno di idrocarburi”.
"Le tensioni a Bengasi e Tripoli di questi giorni e la crisi in Ucraina devono essere un monito per il governo: occorre al più presto mettere in sicurezza il sistema energetico nazionale - ancora troppo dipendente da Russia, Libia e Algeria - utilizzando le risorse presenti sul nostro territorio. Bene ha fatto nei giorni scorsi Romano Prodi a ricordare come, se solo l'Italia accelerasse sui progetti già individuati, potrebbe raddoppiare entro il 2020 la sua produzione di idrocarburi a 22 milioni di tonnellate, attivando anche investimenti per oltre 15 miliardi di euro: investimenti che nei prossimi anni finirebbero per il 95% ad imprese italiane, che sono tra le più avanzate al mondo nel settore dell'Oil&Gas". Lo afferma in una nota il responsabile Sviluppo economico di Scelta civica Paolo Vitelli. "A fronte di queste prospettive, tuttavia, tutto rimane immobile. Basti pensare a quanto sta succedendo in Adriatico: spicchi di mare sono stati messi a gara dall'amministrazione croata per la ricerca e lo sviluppo di idrocarburi. Ma mentre le concessioni italiane rimangono ferme, frenate da farraginosi iter procedurali e da una marea di autorizzazioni per iniziare anche solo a pensare di installare una piattaforma, la Croazia sta accelerando i suoi progetti di sfruttamento, in modo da anticipare l'Italia e aggiudicarsi i migliori giacimenti nel mare comune. Sotto i 12mila chilometri quadrati divisi in 29 concessioni ci sono, infatti, 3 miliardi di barili, per i quali sono pronte a intervenire tutte le grandi major mondiali, dalla Shell a Exxon, fino all'italiana Eni. Una situazione davvero assurda. Mentre i No Triv italiani hanno bloccato le ricerche e i progetti, a poche decine di metri i croati sono pronti ad estrarre quello stesso petrolio e gas al quale l'Italia sembra rinunciare. Occorre intervenire immediatamente se non vogliamo che, ancora una volta, l'Italia si lasci sfuggire delle opportunità a vantaggio di altri paesi".
Marevivo lancia al Governo Italiano un preciso interrogativo: in merito alle attività di indagini sismiche, finalizzate alla ricerca di idrocarburi nel sottosuolo marino, che la Croazia sta svolgendo in Adriatico, in prossimità dell'isola di Pelagosa - cioè a 20 miglia nautiche dalle Isole Tremiti - è stata applicata la Convenzione Espoo, che stabilisce principi e procedure per l'applicazione della valutazione dell'impatto ambientale in un contesto transfrontaliero, come in questo caso? E' stato trasmesso e valutato dallo Stato italiano lo Sia (Studio Impatto Ambientale)? In particolare, nella Convenzione di Espoo vengono regolamentate le procedure qualora un progetto possa avere un impatto ambientale negativo al di là delle frontiere dello Stato nel cui territorio si intende realizzare. L'associazione evidenzia, ancora una volta, il rischio di eventuali difformità nell'applicazione delle misure di mitigazione dell'impatto acustico in mare, con gravi ripercussioni sui mammiferi marini e condanna tutto ciò che mette al repentaglio un patrimonio naturale dal valore inestimabile e, soprattutto, una risorsa economica inesauribile per l'intero Paese.