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Intervista. EPQ: le comunità energetiche saranno le protagoniste del mercato di domani

where Milano when Mer, 26/05/2021 who roberto

Stanno cambiando le richieste dei clienti: non più solo gestione dell’energia, ma anche servizi di flessibilità fino alle future comunità energetiche. Ne abbiamo parlato con Giacomo Cantarella, Business Development Manager di EPQ

Ha solo cinque anni di vita e si sta facendogiacomocantarella.jpg largo tra le aziende ad alto consumo di energia la società EPQ, tra i principali operatori italiani nell’offerta di servizi in ambito flessibilità e energy management, che ora punta a valorizzare le numerose opportunità offerte dall’evoluzione normativa e dal mercato. Ne abbiamo parlato con Giacomo Cantarella (nella foto), Business Development Manager
 
Qual è il ruolo di EPQ nel supportare le imprese?
Le aziende come la nostra affiancano, in qualità di soggetti esperti del settore, le imprese che approcciano il tema della transizione energetica e le supportano, ad esempio nel ridurre l’incidenza del costo dell’energia sul bilancio aziendale. Per farlo, noi proponiamo una visione d’insieme: siamo infatti convinti che sia necessario operare su più fronti, come il prezzo dell’energia, gli schemi di incentivazione e le opportunità che nascono dal contesto regolatorio e dall’evoluzione tecnologica. Nel tempo, infatti, abbiamo notato un’evoluzione nelle richieste da parte del mercato: all’inizio si rivolgevano a noi prevalentemente per servizi di Energy Management, in particolare supporto nella negoziazione di contratti di acquisto di energia elettrica e gas naturale, oggi le richieste sono molto più ampie e volte alla comprensione delle opportunità che nascono dell’evoluzione del mercato, come i servizi di flessibilità o le comunità energetiche.
 
E quali sono i numeri più significativi del vostro 2020?
Abbiamo un portfolio energie di 2 TWh/anno, che ha generato risparmi per 7 milioni di euro/anno. La Demand Response è a 145 MW, l’interrompibilità elettrica è superiore ai 300 MW e quella gas è di 500.000 Smc/g.
 
Cosa vi chiedono le aziende quando si rivolgono a voi e qual è l’aspetto del vostro lavoro più difficile da spiegare?

I clienti si rivolgono a noi per l’analisi dell’andamento dei prezzi di energia e gas, per avere  supporto nella gestione efficiente di produzione e/o consumo energetico, per consulenza e affiancamento su come cogliere le opportunità che nascono dal processo regolatorio. Quest’ultimo è l’aspetto più difficile, ma anche tra i più stimolanti. Parte fondamentale del nostro lavoro è infatti analizzare i nuovi trend che si delineano a partire dalla normativa e dall’evoluzione tecnologica per identificare i vantaggi che questi possono portare alle aziende. In pratica, “traduciamo” ciò che è scritto nel linguaggio del regolatore, inteso come Autorità, Terna o Ministero, in azioni e progetti che, anche grazie alla tecnologia, possono realizzare i clienti per ottenerne vantaggi di natura economica e/o ambientale. Questo richiede una forte semplificazione di linguaggio e, contestualmente, una conoscenza approfondita delle dinamiche energetiche e a un presidio puntuale degli aspetti tecnici.  
 
Qual è il livello di consapevolezza delle aziende sui temi legati all’energia in termini di prezzo, incentivazioni e normative?
C’è una notevole consapevolezza sul fronte incentivi, ambito nel quale ci sono ormai meccanismi consolidati negli anni: pensiamo, ad esempio, ai certificati bianchi e alle detrazioni fiscali. Questo vale anche per l’andamento dei prezzi dell’energia. Le aziende, in particolare quelle industriali,  conoscono bene i meccanismi, tuttavia si rivolgono a noi per interpretare i mercati, anche al fine di individuare strategie di mitigazione del rischio volatilità dei prezzi.
È quanto sta accadendo in questo periodo: negli ultimi mesi infatti c’è stato un forte aumento dei prezzi dell’energia elettrica riconducibile all’aumento del prezzo di scambio delle quote di CO2. Per quanto riguarda il contesto normativo, dato l’elevato livello di complessità, consumatori e produttori di energia si rivolgono a società specializzate come EPQ per interpretare al meglio la regolazione su temi specifici per poter cogliere le migliori opportunità offerte dal mercato in continua evoluzione.
 
Ritiene che le comunità energetiche saranno uno dei nuovi strumenti centrali, nel futuro dell’energia?
Certamente sì, e non solo in Italia. È infatti importante ricordare che il percorso regolatorio è partito dall’Europa, che ha emanato due direttive fondamentali. Mi riferisco alla RED2 (Renewable Energy Directive 2) e alla EMD2 (Electricity Market Directive 2), non ancora recepite in Italia. Entrambe fanno riferimento alle comunità energetiche, che di fatto sono elementi trainanti per lo sviluppo di impianti decentralizzati di produzione da fonte rinnovabile e che saranno elemento chiave per lo sviluppo di altri trend di mercato, come nel caso della mobilità elettrica e nella diffusione dei sistemi di storage elettrochimico.
 
Ritiene adeguate le norme che regolano l'attività delle comunità energetiche o individua aspetti ancora da mettere a punto?
Ci sono importanti perfezionamenti da apportare, ma è una conseguenza del fatto che le direttive europee non sono ancora state recepite. Ad oggi è stato compiuto un pre-recepimento semplificato con il decreto milleproroghe 2019, il cui decreto attuativo, che definisce gli incentivi, è stato firmato a settembre scorso. Questo ha consentito di avviare le valutazioni sui primi progetti, ma alcuni aspetti devono essere necessariamente messi a punto. Mi riferisco in particolare al perimetro di aggregazione, al limite di potenza degli impianti, e al ruolo dei soggetti terzi. Su questi punti mi preme essere più preciso.
 
Prego.
Per quanto riguarda il perimetro di aggregazione, oggi si possono aggregare utenti in bassa tensione, se appartenenti alla stessa cabina di media tensione. Ciò costituisce una grossa criticità operativa, che restringe il perimetro di azione; ma mi aspetto che possa essere superata a breve, dato che si parla già di perimetri definiti in base al CAP o al comune di appartenenza. Per il limite di potenza degli impianti, oggi fissato a 200 kW, è ovviamente importante alzarlo per consentire di sfruttare al meglio gli spazi e le infrastrutture disponibili per la realizzazione di nuove strutture. Anche i soggetti terzi hanno un ruolo importante, che deve essere definito e rafforzato: si tratta infatti di aziende specializzate come EPQ che, pur non diventando membri delle comunità energetiche, con le loro competenze possono dare un contributo esterno utile per la progettazione e il finanziamento degli impianti, oltre che per la gestione operativa delle comunità.
 
Quali sono gli interventi necessari perché una comunità energetica ottenga un risparmio energetico?
In realtà la Comunità Energetica Rinnovabile non si pone come obiettivo ultimo un risparmio energetico, bensì l’ottenimento di benefici ambientali, economici e sociali per i suoi membri, il che si traduce, in prima battuta, nel produrre, condividere e consumare più energia rinnovabile. L’incentivo previsto, infatti, è erogato a condizione che l’energia prodotta sia consumata contestualmente alla sua produzione. Questo è un aspetto chiave, che richiede un’accurata analisi preliminare dei profili di consumo della comunità, e quindi del dimensionamento degli impianti.
 
Quali sono le realtà che traggono maggiori benefici dalle comunità energetiche? Pubblica amministrazione locale, piccole imprese, condomini, cittadini?
Concettualmente, qualunque tipologia di utenza può avere dei benefici nella misura in cui è in grado di consumare l’energia nello stesso momento in cui viene prodotta dall’impianto fotovoltaico.  A questo proposito è importante segnalare che ogni Comunità Energetica deve stabilire delle regole per definire come distribuire i proventi erogati da GSE sotto forma di incentivo. Si tratta di un vero e proprio progetto di governance, che deve tenere conto di aspetti tecnici, di aspetti finanziari e di aspetti sociali. Non dimentichiamo che fra gli obiettivi delle direttive europee, oltre allo sviluppo degli impianti a fonte rinnovabile, c’è anche il superamento della povertà energetica.
 
Come si sta muovendo il mercato, a circa sei mesi dal decreto attuativo?
Se ne parla moltissimo, e il mercato è in grande fermento anche grazie alla complementarità con il superbonus. Le prime iniziative vedono la luce adesso, il che è compatibile con il fatto che le regole tecniche del GSE sono state pubblicate a dicembre 2020. È comunque auspicabile che il regolatore proceda rapidamente al recepimento delle direttive europee e con esso al superamento degli attuali limiti, definendo un set di regole chiare e stabili, che eliminino i margini di incertezza ancora esistenti. Confido che questo accada entro l’anno: non c’è dubbio che le Comunità Energetiche abbiano un ruolo fondamentale nel percorso di decarbonizzazione indirizzato dal Ministero della Transizione ecologica.
 
E il mercato, come percepisce le comunità energetiche?
C’è un grande interesse e il driver principale - ci tengo a segnalarlo - è il desiderio da parte degli utenti di consumare energia rinnovabile, contribuendo quindi alla transizione energetica. È importante anche sottolineare la forte spinta della politica, confermata dal fatto che il PNRR ha stanziato 2,2 miliardi a favore del loro sviluppo.
 
Ritiene che lo scenario energetico che si sta delineando abbia un effetto sul ruolo di aziende come la vostra?
Certamente sì. Col cambiamento del paradigma energetico indotto dalla normativa - mi riferisco in particolare al mercato della flessibilità e alle comunità energetiche -, i consumatori privati e le pubbliche amministrazioni hanno bisogno di partner in grado di supportare finanziariamente e operativamente lo sviluppo dei progetti. Non è un caso, infatti, che per lo sviluppo delle Comunità Energetiche si stia parlando del ruolo che possono avere le ESCo, aziende che, oltre a fornire servizi di consulenza, progettazione e gestione, partecipano direttamente all’investimento degli impianti. In questo contesto rientra la recente partnership con il Gruppo Dolomiti Energia, che prevede la partecipazione con una quota del 33% di EPQ in Dolomiti Transition Assets, neocostituita società del Gruppo Dolomiti Energia dedicata agli investimenti in impianti da fonti rinnovabili, comunità energetiche e accumuli.

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giacomo-cantarella
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