Bollette non pagate, crescono le richieste di taglio dell’allaccio elettrico tra le famiglie
Nel 2012 le richieste per le famiglie sono state 1,608 milioni, cresciute nel 2013 sono a 1,76 milioni (+9%). È quanto emerge dal Monitoraggio dei mercati retail per gli anni 2012-2013
Le richieste di sospensione del servizio elettrico per morosità "anche a causa della crisi economica, risultano su livelli elevati e in moderata crescita". È questo uno dei dati che emerge dal Monitoraggio dei mercati retail dell’Autorità per l’energia per gli anni 2012-2013, disponibile sul sito www.autorita.energia.it. In particolare, nel 2012 le richieste per le famiglie sono state 1,608 milioni, cresciute nel 2013 a 1,76 milioni (+9%).
L’analisi di settore - Più in generale, per il settore elettrico l’analisi ha evidenziato - lato offerta - condizioni concorrenziali uniformi sul territorio nazionale, ma disomogenee per tipologia di clienti. Se, infatti, l’attività di vendita ai grandi clienti (in media tensione) presenta un’effettiva concorrenza, con positivi indici di concentrazione (i primi 3 operatori hanno solo il 23% circa dei volumi di vendita nel libero) e di cambio fornitore, emergono invece indicazioni di segno opposto per domestici e piccole imprese. La maggior tutela costituisce la modalità di fornitura prevalente, servendo nel 2013 ancora il 75% dei clienti domestici, con gli operatori della stessa tutela che appaiono godere di un “vantaggio” nel convincere i clienti a rifornirsi alle loro condizioni nel libero: quasi il 60% di chi passa al libero sceglie il venditore dello stesso gruppo che aveva in tutela.
Inoltre, nel biennio il primo operatore detiene il 50% circa dei volumi serviti ai domestici nel libero e i principali 3 operatori oltre il 70%. Livelli di concentrazione che, se fossero confermati, in caso di riduzione dei clienti in tutela risulterebbero critici per una piena concorrenza. Emerge poi che i clienti domestici sul mercato libero pagano prezzi maggiori rispetto alla tutela: nel 2013 i prezzi medi nel libero (riferiti ai soli costi di approvvigionamento, vendita e commercializzazione) risultano infatti superiori del +15-20% rispetto a quelli della tutela. Un elemento da interpretare con attenzione, perché in parte imputabile alla tipologia delle offerte del libero, spesso caratterizzate da ulteriori servizi aggiuntivi collegati alla fornitura. Il fenomeno potrebbe essere anche sintomo delle difficoltà dei consumatori nel valutare il valore intrinseco delle diverse proposte.
A fronte delle criticità, anche per i domestici il mercato libero presenta un certo dinamismo: la quota dei clienti che hanno lasciato la tutela ci pone tra le migliori esperienze europee e dal confronto Continentale emerge che nel 2013 il tasso di switching in Italia, pari al 7,6%, è superiore a quello della media dei paesi UE, fermo al 5,6%. In crescita poi le offerte commerciali disponibili, come testimonia anche l’aumento dei venditori presenti nel ‘TrovaOfferte’ dell’Autorità, con una copertura dei volumi domestici forniti nel libero superiore al 90% e oltre 30 offerte visualizzabili, la maggior parte a prezzo bloccato.
Una situazione simile a quella dei domestici si riscontra per le piccole imprese (i clienti in bassa tensione altri usi), seppur con criticità meno accentuate. In particolare, nonostante il servizio di maggior tutela costituisca la modalità di approvvigionamento prevalente, il 40% di questi clienti nel 2013 ha scelto il mercato libero (il 68% in volumi venduti).