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A Cuba un blackout nazionale ha spento tutto il Paese. Ecco cosa è successo

where L'Avana (Cuba) when Mar, 29/10/2024 who roberto

Un guasto ha messo fuori gioco la centrale termoelettrica di Antonio Guiteras, a Matanzas, la più grande del Paese, ma i problemi sono andati avanti per quattro giorni. Tutta colpa dell’embargo Usa, dice il governo. Ma intanto nel buio sono esplose rumorose proteste a colpi di tegame

Il 18 ottobre un blackout ha guevara-crediti-pxhere.jpgmandato fuori uso 1,64 GWh lasciando al buio Cuba e i suoi dieci milioni di abitanti: è stato l’incidente più grave della storia recente del Paese. Qualche ora dopo il ripristino dell’energia il presidente Díaz-Canel pur parlando in tv di un’emergenza energetica che si protrae da tempo, ha detto che tutto sarebbe stato risolto in breve tempo. Non è andata così: il giorno dopo, il sistema è collassato nuovamente per cui sono state chiuse le scuole e tutte le attività ricreative e non necessarie per garantire energia agli ospedali. Nel pomeriggio del 21 ottobre – riporta Internazionale - la metà dei due milioni di abitanti dell’Avana, la capitale, ha avuto di nuovo la corrente mentre nelle altre province si è dovuto aspettare il giorno dopo.
 
Cos’è successo
La luce saltata sull’isola sarebbe dovuta a un guasto alla centrale termoelettrica di Antonio Guiteras, a Matanzas, la più grande del Paese, ma più in generale ad una rete elettrica obsoleta, all’assenza di investimenti che hanno consolidato la dipendenza dal petrolio importato e che il regime attribuisce all’embargo statunitense in vigore dagli anni sessanta e alla scarsità di combustibile.
Il direttore generale dell’Unione Elettrica Nazionale (UNE), Alfredo López Valdés, ha spiegato, con il primo ministro Manuel Marrero Cruz, che «la limitazione dei combustibili è la causa principale di questo panorama complesso, responsabile del deficit di oltre 800 megawatt (MW), che rappresenta circa la metà dei danni verificatisi l’ultimo giorno, nelle ore di punta. La generazione mobile e distribuita è la più colpita, sopra i 600 MW. López Valdés ha illustrato lo stato tecnico degli impianti termoelettrici. C’erano guasti presso Antonio Maceo, a Santiago di Cuba, e una manutenzione in corso in un’unità della CTE Carlos Manuel de Céspedes, a Cienfuegos, e a Santa Cruz. Prima del blackout il primo ministro aveva invitato la popolazione al risparmio, tra cui lo stop delle attività lavorative non essenziali, l’incentivo al telelavoro, il funzionamento dei Consigli per l’energia, la disconnessione generale dei locali vuoti e la chiusura, nelle ore di punta, di apparecchiature ad alto consumo come frigoriferi, forni e frigoriferi.
 
Le proteste rumorose
Ma non tutti sono convinti dell’ennesima spiegazione: è tutta colpa dell’embargo. E anche a Cuba si scatenano le proteste, specie col buio. Sui social network sono stati pubblicati video di cacerolazos, cioè manifestazioni rumorose, con pentole e mestoli. In molti quartieri della capitale la gente è scesa per strada gridando slogan contro il presidente. “Il blackout - racconta a El Pais la giornalista cubana Carla Gloria Colomé- è probabilmente il momento che più spinge i cubani a sollevarsi: nascondendosi nell’anonimato che deriva dalla mancanza di luce, in modo che la polizia politica non possa dare un volto e un nome alla protesta, le persone ne approfittano per contestare. Sono poche le cose che infastidiscono i cubani quanto la mancanza di luce. Cuba si divide tra chi ha un generatore elettrico e chi ne è sprovvisto, tra chi riesce a dormire grazie ai ventilatori ricaricabili e chi a malapena chiude occhio. Il blackout diventa una questione di classe e di sopravvivenza”.

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