E.on promuove la ricerca sulla fauna marina e la lotta all’inquinamento da plastica nelle Eolie
Attivata una collaborazione con Filicudi Wildlife Conservation, un’associazione no profit impegnata nello studio e conservazione delle risorse marine
E.on amplia il proprio progetto Energy4Blue a tutela dei mari attivando una collaborazione con Filicudi Wildlife Conservation, un’associazione no profit impegnata nello studio e conservazione delle risorse marine dell'arcipelago eoliano, con particolare riguardo verso le popolazioni di cetacei e tartarughe marine attraverso un programma integrato di azioni concrete sul territorio e un pronto soccorso tartarughe marine, gestito dalla biologa marina Monica Blasi.
Per tutta l’estate, l’associazione è stata impegnata nell’attività di ricerca e monitoraggio, principalmente di specie quali il tursiope, la stenella striata, il capodoglio e la tartaruga marina comune Caretta caretta con lo scopo di tutelare queste specie nell'area eoliana, oltre che in attività di monitoraggio e di raccolta dei rifiuti dispersi in mare. Da maggio a settembre sono stati recuperati 130 chili di plastica dalle acque delle Eolie, costituiti in prevalenza da bottiglie di Pet (20 %), bidoni e taniche di benzina (30%) utilizzati come galleggianti negli attrezzi da pesca, sacchi in polipropilene polietilene (25%) e palloncini in mylar o comuni palloncini elio (15%).
In mare sono stati anche recuperati rifiuti in polistirolo (5%) e indumenti (5%). E quest’anno, per la prima volta, fa registrare la presenza di dispositivi di protezione individuale, in particolare mascherine chirurgiche, derivanti con molta probabilità dall’abbandono dei rifiuti urbani che giungono al mare attraverso i fiumi.
Quest’anno nell’area eoliana si è evidenziato un maggior passaggio di capodogli, probabilmente perché per mesi in mare aperto si è avuta una minore presenza di imbarcazioni in mare, mentre si è registrata una diminuzione di passaggi di tartarughe - variazione che può essere naturale su base annuale - ma con un incremento delle casistiche di recupero.
L’associazione si è occupata del recupero e soccorso di due capodogli, denominati Spyke e Furia, rimasti intrappolati nella coda in reti da pesca illegali. Il pronto soccorso tartarughe marine di FWC ha ospitato una ventina di tartarughe recuperate e salvate con problemi di varia natura, principalmente intrappolamenti in reti da pesca (palangaro) o in rifiuti di plastica abbandonati in mare che hanno causato strozzature così gravi da portare persino all’amputazione della pinna. È il caso di Frisby, che ha cercato disperatamente di liberarsi dalla lenza di palangaro e altri residui di materiale plastico che l’avevano catturata, da legarsi così strettamente cime e lenze attorno a entrambe le pinne anteriori tanto da perderle entrambe. Ciò comporta l’impossibilità di lasciarla ritornare in mare aperto, ma vista la sua vitalità si è pensato di aprire una gara di solidarietà per cercare una struttura che possa ospitarla per il resto della sua vita.
Gli attrezzi da pesca e la plastica, in quanto oggetti immobili, sono spesso substrato per la crescita di lepadi (piccoli crostacei sessili) che le tartarughe, molto ghiotte di questi animaletti, ingeriscono assieme a tutto il substrato a cui sono attaccati. Per questo ami, plastica, cime, bstoncini cotonati e tappi spesso rimangono incastrati nel tratto digerente dell’animale provocando occlusioni o emorragie interne. Esiste poi il problema delle microplastiche che si inseriscono nella catena trofica e si accumulano nei tessuti di tutti gli organismi. A tal proposito l’associazione ha condotto uno studio rivolto alla ricerca di ftalati e metalli pesanti in funzione della dieta, utilizzando le tartarughe come organismo sentinella, poiché si tratta di animali onnivori, per valutare il potenziale effetto che queste sostanze possono avere sull’essere umano. Monica Blasi, responsabile dell’associazione e specializzata nella conservazione della biodiversità animale, sottolinea il contributo di E.on per il lancio di un progetto specifico: "Grazie alla collaborazione con E.on parte il progetto Capo d’Eolo per il monitoraggio e la salvaguardia delle popolazioni di capodogli che migrano nelle acque delle isole Eolie. L’associazione Filicudi WildLife Conservation da anni studia e cataloga questi mammiferi marini che, durante le loro migrazioni, incontrano molti pericoli, come reti illegali e plastica”.
“Energy4Blue è uno dei progetti, insieme a quello dei Boschi E.on, in cui siamo più attivamente impegnati e siamo felici di poter collaborare con Filicudi Wildlife Conservation nel loro lavoro quotidiano. Noi vogliamo costruire un domani migliore e per farlo dobbiamo puntare su valori comuni e reali, credere in ciò che facciamo e coinvolgere tutti in questo processo, stabilendo connessioni positive e partnership utili per guardare al futuro del nostro Paese, cercare di andare oltre i confini dell’immaginazione e concretizzare la nostra mission”, spiega Davide Villa, responsabile marketing di E.on Italia.