Indagine Cittadinanzattiva, utenti “sanitari” a rischio per i tagli
È forte l’impatto sulle famiglie che si prendono cura di disabili o malati cronici per utilizzare apparecchiature elettromedicali. In pratica, più del doppio di una famiglia tipo
Una spesa media annua di 1.152€, di cui 230€ legati ai consumi “sanitari”. A tanto ammonta la bolletta energetica che una famiglia che si prende cura di disabili o malati cronici per utilizzare apparecchiature elettromedicali. In pratica, più del doppio di una famiglia tipo. E a volte tali spese arrivano anche a 3.000€.
Sono alcuni dei dati emersi dall’indagine pilota sull’impatto economico della spesa energetica sul reddito di famiglie affette da disabilità, realizzata da Cittadinanzattiva, grazie alla rete CnAMC -Coordinamento nazionale delle Associazioni dei Malati Cronici e con il sostegno di Acquirente Unico.
Queste famiglie, che hanno optato per il mercato libero nel 27% dei casi, presentano in casa almeno tre apparecchiature mediche nel 31% dei casi, e nel 16% usufruiscono di una potenza istallata superiore ai 4KW.
Tenendo conto che la spesa media annua di una famiglia tipo in Italia è di 515€ per l’energia elettrica, tali famiglie spendono in più 637€. Di questi, solo una minima parte sono coperti dal bonus sociale elettricità (155€), mentre ben 482€ rimangono completamente a carico delle famiglie. E per la scarsa informazione, il 16% degli aventi diritto non accede a tale bonus.
“Questa bolletta energetica di oltre 1.150€” – ha commentato il segretario generale di Cittadinanzattiva Antonio Gaudioso - “va a sommarsi ad una serie di costi privati che molte persone invalide e con patologia cronica sono costrette a sostenere, dalla badante ai farmaci non rimborsati, a presidi ed ausili non garantiti dal SSN e altro, per un totale di oltre 16mila euro annui. Per tutta risposta, il fondo per l’autosufficienza è stato azzerato, i bonus sociali elettricità sono di importo ridicolo né vengono adeguati o estesi per le apparecchiature non salvavita ma ugualmente necessarie per la qualità di vita. Si stima che circa 300.000 persone siano attualmente escluse da questa forma di sostegno. “Chiediamo alle forze politiche e alla stessa Autorità di settore – ha concluso - di intervenire quanto prima a tutela di questi gruppi vulnerabili di popolazione”.