Prezzi elettrici, la Germania propone un tetto Ue per l’industria
Il documento punta sulle rinnovabili per ridurre i prezzi elettrici facendo leva sui contratti per differenza e sui Ppa
Berlino mette un tetto ai prezzi dell’elettricità, utilizzando il contestato "scudo protettivo” da oltre 200 miliardi di euro contro il caro-energia varato l’anno scorso. Il ministro dell’Economia e del Clima tedesco, Robert Habeck, ha infatti presentato un documento di discussione basato su una tariffa elettrica per l’industria sostenuta dallo Stato, con l’obiettivo di evitare che le aziende delocalizzino le attività in regioni con prezzi dell’energia più bassi.
Il documento
Il documento punta sulle rinnovabili per ridurre i prezzi elettrici facendo leva sui contratti per differenza e sui Ppa, che dovrebbero essere rifocalizzati in direzione dell’industria rispetto alla proposta della Commissione per il market design Ue. Per i Ppa, in particolare, sul “modello norvegese”, dovrebbero essere introdotte “garanzie statali al fine di ridurre i premi di rischio”, si legge nel documento. Berlino prevede però che, anche stimolando i Cfd e i Ppa, “non si avrà una sensibile riduzione dei prezzi elettrici prima del 2030”. Di conseguenza, dovrebbe essere introdotto un “prezzo dell’elettricità ponte”, vale a dire una tariffa speciale riservata alle industrie energivore e alle nuove “industrie di trasformazione”, che dovrebbero includere settori fondamentali per la transizione come batterie ed elettrolizzatori. Il meccanismo sarà legato ai prezzi elettrici spot: qualora superassero i 6 cent€/kWh, le aziende riceveranno per l’80% dei loro consumi la differenza tra tale tetto e il prezzo effettivo pagato. Le compensazioni alle industrie verrebbero calcolate su una media annua del prezzo dell’energia elettrica. Le aziende che vorranno ottenere l’agevolazione dovranno impegnarsi a raggiungere la neutralità climatica entro il 2045 e a non delocalizzare la produzione.