Riforma delle bollette elettriche, da ripensare il superamento della soglia dei 3 kW
Si punta ad evitare paradossi come quello delle famiglie numerose che sussidiano single benestanti e false prime case
Le bollette elettriche italiane sono strutturate su un mondo che non esiste più, disincentivano anche i consumi virtuosi, hanno effetti regressivi e costringono molte famiglie ad una “povertà elettrica” che non ha ragion d'essere nella struttura produttiva e di costi del sistema nazionale. Non sono, contrariamente a quanto si pensa, le più care d'Europa, e generano paradossi come quello delle famiglie numerose che sussidiano single benestanti e false prime case.
È il quadro emerso nel corso della presentazione di uno studio di Eurelectric a Roma, che è stata anche l'occasione per analizzare i primi elementi di una riforma complessiva delle bollette che dovrebbe portare, tra l'altro, al superamento delle attuali strutture di prezzo divise per residenza, consumi e potenza impegnata. All'incontro a porte chiuse hanno partecipato, tra gli altri, il presidente dell'Autorità per l'Energia Guido Bortoni, il sottosegretario allo Sviluppo Economico, Claudio De Vincenti, i rappresentanti degli operatori, Federutility e Assoelettrica, diverse aziende del settore tra le quali Terna, Edison, Enel e le associazioni dei consumatori.
Sui consumatori elettrici italiani pesano infatti alcune misure che non esistono in altri paesi europei, come il limite dei 3 kW di potenza impegnata, le fasce di consumo oltre i 2640 kWh annui e la residenza nel luogo dove è installato il contatore. Superati questi vincoli, si ricade in prezzi molto onerosi, con il risultato che sono molti gli utenti che rinunciano a priori a dotarsi di apparecchiature elettriche ad alta efficienza come le pompe di calore o le cucine a induzione. Il quadro progressivo del costo dell'elettricità porta al paradosso per il quale una famiglia che non ricada tra le categorie a più basso reddito che beneficiano del bonus sociale, consumando inevitabilmente di più, paga l'elettricità più cara di un single, magari benestante, o di un'utenza di una seconda casa su cui viene spostata la residenza. Non solo, ma pagando un costo unitario del kWh più alto sussidia i prezzi di favore per le categorie a basso consumo. La riforma delle bollette punta ad eliminare queste storture, a far comprendere meglio il profilo di costo e a rendere in prospettiva concorrenziale l'elettricità con il gas. Il fatto che più si consuma più il kWh diventa caro, per esempio, ha reso quasi sconosciuti in Italia i sistemi di climatizzazione elettrici ad alta efficienza e le cucine ad induzione.
Per la riforma delle bollette si stanno valutando diverse linee che superino questi paradossi. Siamo in una prima fase di ragionamenti che stanno coinvolgendo l'Autorità per l'Energia, gli operatori e i consumatori. Si parla del superamento della differenza tariffaria tra utenze residenti e non residenti e della progressività dei prezzi in base al consumo, oltre all'eliminazione dei vincoli alla potenza impegnata oggi sanciti con la soglia dei 3 kWh. Non solo, il modello potrebbe sfruttare le potenzialità dei contatori elettronici e passare ad una tariffazione basata non più unicamente sui consumi ma anche sulla potenza impegnata, premiando coloro che hanno un profilo stabile di assorbimento di potenza (uso gli elettrodomestici uno alla volta) e disincentivando i picchi di assorbimento. Dietro c'è una ragione tecnica: ai produttori e al sistema di bilanciamento costa meno una produzione elettrica anche alta, ma stabile, che seguire forti variazioni nella domanda durante il giorno.