I sindacati chiedono al governo un tavolo per il termoelettrico
Filctem-Cgil, Flaei-Cisl, Uiltec-Uil chiedono all’esecutivo di promuovere scelte di politica industriale e di politica sociale per rendere competitive le imprese italiane, favorire la riduzione del costo del kWh, stabilizzare i livelli occupazionali
Un incontro urgente al MISE per discutere le difficoltà del settore termoelettrico in Italia. Lo hanno chiesto i segretari generali di Filctem-Cgil, Flaei-Cisl, Uiltec-Uil, Emilio Miceli, Carlo De Masi, Paolo Pirani hanno per dare corso all'istituzione di un tavolo permanente per la programmazione energetica e per definire un piano generale sulle criticità degli impianti di generazione.
“L'effetto più dirompente - si legge in una nota - si è registrato nel comparto della generazione termoelettrica, con conseguenze pesanti sull'occupazione diretta (circa 10mila addetti, la metà dei quali a rischio) e indotta, dove, per la prima volta, i sindacati hanno dovuto sottoscrivere accordi sugli ammortizzatori sociali in tutte le imprese”. “Nel corso degli ultimi 15 anni, era stata sottoposta ad un profondo cambiamento conseguente ad alcune decisioni, oltremodo discutibili, di politica energetica: la liberalizzazione non sufficientemente governata del mercato elettrico; le privatizzazioni delle imprese elettriche; un inadeguato mix energetico; la mancata programmazione energetica; l'istituzione di una inefficace Borsa Elettrica. La pianificazione energetica è stata attuata senza alcun controllo e monitoraggio, attraverso un moltiplicarsi incontrollato dei progetti di riconversione e la costruzione di impianti a gas, lasciando di fatto le scelte strategiche (ubicazione, potenza installata, fonte energetica, tecnologia utilizzata) alle Imprese e agli Investitori, prescindendo dalla domanda di energia, dalla crisi economica incombente, dalle prospettive sociali del Paese, dalle generose politiche di incentivazione alle fonti rinnovabili”. “Questo scenario - aggiungono i sindacati - ha consolidato una over capacity strutturale, ormai ingestibile, se non attraverso la fermata/chiusura di impianti produttivi, l'abbandono dell'Italia da parte degli Operatori esteri, con una situazione di difficoltà per tutto il parco impianti termoelettrico italiano, costretto ad una forte precarietà e a conseguente crisi occupazionale diretta e dell'indotto”.
Di qui la proposta di un’azione del Governo in grado di promuovere “scelte di politica industriale e di politica sociale per rendere competitive le imprese italiane, favorire la riduzione del costo del kWh, stabilizzare i livelli occupazionali”.
Per fare ciò, i sindacati propongono di adeguare il mix energetico, attraverso una Strategia Energetica Nazionale (SEN) funzionale alle effettive esigenze produttive e ambientali del Paese; rivisitare la struttura tariffaria in funzione della SEN di cui si doterà il Paese (tenendo anche conto che la bolletta elettrica è stata impropriamente utilizzata in questi anni per altri capitoli di spesa pubblica); riformare i meccanismi della Borsa elettrica, al fine di garantire la giusta remunerazione del KWh prodotto; modulare la fuoriuscita dal mercato di una parte di impianti marginalizzati, attraverso una revisione dei meccanismi di determinazione della riserva e della sua remuneratività; ridurre le importazioni; avviare un piano di nuova elettrificazione finalizzato alla conversione elettrica del trasporto urbano ed extraurbano; predisporre un piano che incentivi l'utilizzo dell'energia elettrica in sistemi ad alta efficienza per gli usi civili, nelle strutture pubbliche (edifici, illuminazione, ecc.) e nelle abitazioni (pompe di calore, cucine a induzione, ecc.).