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Sindaci in allarme: con la rinuncia Enel al gas, il carbone potrebbe restare per sempre

where Roma when Mar, 01/03/2022 who roberto

L’azienda ha deciso di non riconvertire a gas le centrali di Civitavecchia e La Spezia, mentre il premier Draghi ipotizza il ricorso al carbone

Comincia a serpeggiare una certacentrale-carbone.jpg inquietudine tra i sindaci delle città che ospitano centrale a carbone più o meno dormienti. L'ipotesi di riapertura delle centrali a carbone italiane avanzata dal premier Mario Draghi in Parlamento, dove ha riferito sulla guerra in Ucraina e sulle prospettive e strategie future di approvvigionamento di energia, ha fatto scattare l’allarme tra i primi cittadini interessati. Dopo le mille battaglie per chiusure e conversioni degli impianti più inquinanti, la chiamata all’emergenza energetica nazionale rischia oggi di trasformare la loro battaglia storica in una clamorosa beffa: con la rinuncia di Enel al gas e l’insaziabile fame di energia della ripresa non soddisfatta dalle rinnovabili, il rischio è che le brutte e sporche centrali a carbone (che a quel punto potrebbero essere le salvatrici della patria) godano a lungo di nuova vita. L’azienda di Storace ha deciso di non riconvertire a gas le centrali di Civitavecchia e La Spezia, mentre per Brindisi è la stessa Terna a non ritenere necessaria una capacità aggiuntiva. La congiuntura geopolitica e le parole di Draghi rendono poi verosimili, oggi, scenari fino a ieri poco verosimili.
 
Qui Brindisi
"La centrale a carbone di Brindisi non è chiusa: è attualmente aperta e ha un fine vita nel 2025. La frase di Draghi, almeno immagino, quando parla di riaprire le centrali, si riferisce a quelle chiuse. Ce ne saranno altre in Italia. Il processo è legato al termine del 2025 e noi riteniamo che quest'impegno debba essere rispettato e l'obiettivo mantenuto". Lo dice ad Adnkronos il sindaco di Brindisi, Riccardo Rossi, a proposito dell'ipotesi di riapertura delle centrali a carbone italiane avanzata dal premier Mario Draghi in Parlamento, dove ha riferito sulla guerra in Ucraina e sulle prospettive e strategie future di approvvigionamento di energia. "La contingenza attuale è un discorso - aggiunge il primo cittadino - , ma sono altre le centrali in Italia interessate alla riapertura: quella di Brindisi sta ancora producendo con il carbone".
 
Qui Spezia
Il sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini replica al premier Mario Draghi, che nei giorni scorsi ha ipotizzato il riutilizzo delle centrali a carbone per fare fronte alla richiesta di energia, affermando che la centrale della città, ormai chiusa, non può essere utilizzata. "Questo annuncio - ha scritto il sindaco in una nota - ha gettato nell'incertezza e sconforto la cittadinanza spezzina perché abbiamo appena raggiunto lo storico risultato, al 31 dicembre 2021, della cessione della produzione a carbone nella centrale Eugenio Montale. È necessario chiarire che la Centrale della Spezia non ha più l'Autorizzazione Integrata Ambientale per produrre energia con il carbone, e la sua riattivazione presupporrebbe un iter amministrativo lungo e complesso, nonché adeguamenti tecnici ed economici che attualmente risulterebbero molto difficili da raggiungere, soprattutto in tempi ragionevoli per far fronte a un'eventuale emergenza nazionale". Inoltre, dice ancora la nota, "con la Variante al Piano Urbanistico Comunale deliberata dalla Giunta e dal Consiglio Comunale, non è più possibile produrre in tempi ‘normali’ energia da combustibili fossili. È bene anche ricordare che tutte le centrali a carbone in Italia hanno prodotto energia per il 4.9% del totale del fabbisogno nazionale, ed è irrealistico sostenere che la nostra ex centrale oggi sia diventata improvvisamente indispensabile e strategica. L'auspicio è che, se necessario, si guardi immediatamente alle centrali con maggiore potenza ed efficacia nel Paese e che hanno richiesto come noto un potenziamento della produzione, senza ulteriori allarmismi. L'Amministrazione continuerà a monitorare la situazione al fine di tutelare sempre gli spezzini e tutto il territorio".
 
Qui Civitavecchia
“Prendiamo atto che la strategia possa essere un po’ cambiata, vista l'attuale situazione internazionale, ma ci lascia un po’ perplessi. Il carbone c'è, a Civitavecchia, ma in un'ottica di dismissione e sostituzione con le energie rinnovabili che rappresentano il futuro. La nostra preoccupazione è che la decarbonizzazione possa slittare oltre il 2025, anzi noi speravamo anche in un anticipo dei tempi, e la scelta delle rinnovabili venga accantonata”. Lo dice all'Adnkronos il sindaco di Civitavecchia Ernesto Tedesco, sempre a proposito dell’idea di riaprire le centrali a carbone avanzata dal premier Draghi di fronte al rischio di una carenza di gas. “La città ha già dato molto alla nazione. Stamattina abbiamo anche fatto una manifestazione contro il previsto biodigestore, con la prospettiva dell'arrivo di 120mila tonnellate di rifiuti l'anno. Civitavecchia non può diventare la pattumiera del paese”.

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